Nord e Sud - anno XV - n. 104 - agosto 1968

Editoriale Casalegno, su «Panorama», « in quel paese che non ha mai conosciuto la den1ocrazia, il partito comunista mantiene il monopolio del potere, il popolo è isolato dal contagio di ideologie occidentali e le riforme scendono d'all'alto, per decisione autoritaria». Gli uomini di Praga, che significativa1nente « L'Express » chiama « i liberali di Praga», mettono in discitssione, invece, non soltanto e non tanto problemi diplomatici e questioni di indirizzo economico, ma anche e soprattutto i problemi della libertà; e si spingono fino a dichiarare che, pur volendo vivere in amicizia con l'Unione Sovietica, non tengono in gran conto « le vacche sacre del marxismo-leninismo così come sono allevate dal Cremlino nelle sue stalle ideologiche ». Sono parole, queste, pubblicate dalla « Literarni Listy », dopo che Dubcek aveva soppresso la censura. E quindi la crisi · cecoslovacca è venuta assumendo di ora in ora il carattere di una crisi che insidia la dottrina ed i metodi del marxismo-leninismo, i rapporti gerarchici all'interno del mondo comunista e in particolare fra URSS e paesi dell'Est europeo, l'equilibrio delle forze fra il blocco di questi paesi, saldato alla Russia, e il resto dell'E~ropa. Ma soprattutto, come ha rilevato « L'Express », è il problema della libertà che i cecoslovacchi, i « liberali » di Praga, hanno « brutalmente posto », non soltanto a livello degli individui e dei partiti, ma anche a livello degli Stati. Ora, se l'URSS ricorresse alla maniera forte, ne risulterebbe demolita la teoria delle vie nazionali al comunismo, la teoria del memoriale di Togliatti sulla quale hanno puntato molti partiti co1nunisti per non essere considerati «stranieri» e « odiosi» nei rispettivi paesi; e se Dubcek ·riuscisse a salvare il « nuovo corso », e le possibilità dei suoi ulteriori svolgimenti, ne risulterebbe non soltanto compromessa, ma confutata nei fatti quella subordinazione alla ragione di Stato dell'Unio- • ne Sovietica che ha sempre caratterizzato la politica dei partiti comunisti fin dai tempi di Lenin. È con1prensibile, quindi, come e perché, alle preoccupazioni di Ulbricht, di impedire la diffusione del morbo « liberale » di Praga e di frenare la « corsa a Bonn » dei paesi già satel .. liti nel blocco orientale e tutti ansiosi di rafforzare i rapporti economici e commerciali con la Germania occidentale, di cogliere le occasioni offerte dalla politica di Brandt, si siano contrapposte le preoccupazioni di Waldeck Rochet e di Longo. Perché proprio i partiti comunisti dell'Occidente, il partito francese ed il partito italiano, pagherebbero il costo maggiore qualora Mosca ricorresse alla maniera forte per liquidare i «liberali» di Praga e per indurre la Cecoslovacchia all'obbedienza di uno Stato satellite, dominato anche nella sua politica interna dal dominatore sovietico. Pare eh.e nel suo colloquio del 15 luglio con Suslov, Waldeck Rochet 5 Bib·otecaGino Bianco

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