Nord e Sud - anno XV - n. 104 - agosto 1968

Le idee del tempo ha fatto torto alla libertà dell'inventore e alle correlative necessità, le ragioni del liberalismo hanno trovato uno spazio non insufficiente nel coro delle molte voci di «sinistra» (progressismo, populismo, comunismo, socialismo etc. etc. etc.) largamente prevalenti, l'umanesimo non è stato eclissato dal mito della scienza e della tecnica. Anche una certa evidente e co1npiaciuta propensione per quelle che si presumono essere le ragioni indiscutibili del cosiddetto « terzo mondo » e per quelli che da Cuba o dal Vietnam, dall'India o dalla Cina, dei paesi arabi o dell'Africa nera sono ricevuti come grandi e nuovi niessaggi di una civiltà superiore, anche una certa compiaciuta indulgenza per quelli che sono angosciosamente sentiti conze torti storici della civiltà europea, anche questo non ha squilibrato in misura intollerabile il quadro complesso dell'editoria einaudiana. Tutto questo non appare, però, più sufficiente all'editore Einaudi. Egli giudica la situazione odierna non diversa, nel fondo, da quella del 1933, quando dette vita alla sua impresa: « si può scrivere, si può pubblicare», ma « l'autocensura si è sostititita alla censura» e oggi, pur con qualche eccezione, « abbiamo una nuova accademia, abbiamo una parodia di cultura di massa, abbiamo una parodia di stampa di informazione, abbia1no una parodia di riviste indipendenti di cultura». Di conseguenza, oggi « non basta piìt ormai stampare qualche buon libro, e adattarci a stampare altri meno buoni: occorre stampare solo libri ' nuovi ', occorre mobilitare intorno a questi libri il consenso di masse sempre più vaste di lettori, occorre sovrattutto individuare i temi e gli scrittori che possono meritare questi vasti consensi di opinione ». E questo appunto perché « abbiamo di fronte una situazione oppressiva di cui è necessario liberarci », perché siamo a rischio « della nostra libertà, della stessa possibilità di esistere come uomini che pensano, e non come automi che assentano ». Per fortuna, però, ci sono anche sintomi « più che manifesti di un risveglio », e noi « non dobbiamo nascon~ derli alla nostra intelligente critica ». Si tratta, infatti, di « sintomi che hanno pochi equivalenti nella storia del mondo: ...la resistenza vietnaJ niita, il sacrificio del Che Guevara, i moti giovanili in ogni parte del mondo ». Sulla base di queste premesse, « cogliere il nesso tra la resistenza vietnamita e la nostra condizione umana è il primo passo per vedere con occhi nuovi quello che sta succedendo nel mondo in modo irreversibile, per porre la tecnica al servizio dell'uomo anziché esserne dominati, per contestare ogni sopraffazione dell'imperialismo là dove si presenta, in ogni forma esso si presenti, camuffato magari in centri di ricerca sull'economia dei paesi sottosviluppati». A questi fini l'editore ispirerà da ora la sua attività, facendo sì che « ogni libro si presenti 66 BibliotecaGino Bianco

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