Nord e Sud - anno XV - n. 104 - agosto 1968

. ' Gìornale a più voci il tabacco - la regolamentazione comunitaria ci dovrebbe consentire di liberare i coltivatori dallo sfruttamento esercitato, per anni, dai concessionari speciali. E non è tutto. Interessi particolari - soprattutto francesi - hanno condotto o stanno conducendo all'associazione al MEC di paesi in prevalenza dell'area mediterranea e, quindi, nostri concorrenti per tutta una serie di prodotti. Nello stesso tempo, il veto, op.posto dalla Francia, all'ingresso dell'Inghilterra nella e.E.E., ha fatto anche svanire le speranze dei nostri produttori di poter disporre cli nuovi mercati per l'esportazione privilegiata ,di alcuni tra i principali prodotti italiani. È necessario, dunque, nn cambiamento di rotta. Ma, a questo punto, occorre la massima chiarezza: denunciare le carenze della politica agricola comunitaria, e gli errori commessi, e chiedere che questi errori vengano corretti è una cosa; chiedere - come fanno i comunisti - la sospensione del MEC significa porsi al di fuori della realtà, e, in definitiva, non dare nessun contributo all'integrazione economica tra i Sei. Ma, questa, è d'altro canto la vecchia strada che i comunisti non sembra vogliano abbandonare. La sospensione del MEC sarebbe oggi un tragico errore che peserebbe sui nostri coltivatori e sui lavoratori agricoli. Per parte nostra riconosciamo nel Mercato comune agricolo la grande occasione - forse l'unica po1 ssibile - che s.i offre al nostro mondo rurale di rompere l'isolamento tradizionale. E tuttavia, è necessario rivedere la politica agricola comunitaria. Soprattutto nel senso di w1 mutamento degli indirizzi fin qui seguiti nella ripartizione dei fondi del FEOGA. La politica agricola comunitaria deve favorire il superamento degli squilibri regionali attraverso una vigorosa politica per il rinnovamento delle strutture; e, quindi, occorre assegnare alla sezioneorientamento del FEOGA una più consistente aliquota dei fondi di,sponibili. C'è so,lo da sperare, quindi, che il nostro Governo sappia e voglia chiedere su questo punto sostanziali garanzie. L'occasione si presenterà tra pochi mesi, ad ottobre, quando i rappresentanti d i sei paesi dovranno varare i·l regolamento finanziario del FEOGA. Ma il discorso sulla politica agricola comunitaria ci conduce - inevitabilmente - a quello sulla politica agricola interna del nostro paese: sono due aspetti - ormai strettamente interdipendenti - di uno stesso p,roblema. Sono a tutti ormai noti i ritardi che il settore agricolo del nostro paese accusa nei confronti degli obbiettivi fissati dal Piano nazionale di svilupjpo economico. E sono, nello stesso tempo, note le difficoltà che alcuni dei nostri settori produttivi stanno incontrando nell'inserirsi nel Mercato comune europeo. Ci sono, come ab1 biamo detto, per questo secondo aspetto del problema, carenze ed errori, anche gravi, della politica agricola comunitaria, ma ci sono anche - e non sono meno gravi - carenze e ritardi nella politica agricola interna del nostro paese. La legge sulle associazio 1 ni dei produttqri, le quali ci permetterebbero di utilizzare in pieno e meglio alcuni vantaggi previsti dai regolamenti comuni63 BibliotecaGino Bianco

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