Editoriale tanto più oppressivi quando non sono subentrati ad un regime autoritario di destra, ma ad' un regime di democrazia parlamentare, pluripartitico, come appunto nel caso della Cecoslovacchia. Ma ora, da Praga, sono stati messi in discussione, come mai prima d'or.a, il principio del partito unico ed il principio dello Stato-giLida. Per i comunisti, da quanto è a,vvenuto in Cecoslovacchia e da quanto può ancora accadere in un senso o nell'altro, derivano problemi come forse non si erano mai posti in altre occasioni. Giustamente è stato rilevato da un cremlinologo americario che D1✓tbcek ha niesso in moto il più significativo mutamento dello status quo europeo dal 1948 ai nostri giorni. Il più significativo anche perché le condizioni politiche generali, ed in particolare i rapporti interni del mondo comunista, inducono a ritenere che una risposta repressiva, del genere di quella che fit data dall'URSS ai fatti di Ungheria del 1956, sia, se non del tutto impossibile, certamente tale da sollevare più problemi di quanti non ne risolverebbe; e comunqite tale da comportare un costo politico molto più alto di quello ~apportato dall'URSS, e dal comunismo internazionale, quando i carri armati dell'Armata rossa entrarono a Budapest. Del resto, la politica dei nuovi leaders del comunismo cecoslovacco incide sullo status quo dell'Europa orientale in modo molto più insidioso ed efficace e soprattutto contagioso di qitanto non vi incidesse la rivolta ungherese del 1956; ed è attenta, però, a non forni re ai sovietici alcun alibi che possa giitstificare un loro intervento pesante. In altri termini, con,1,ehanno dovuto fare i conti con le rivendicazioni romene di una maggiore indipendenza nazionale, così i sovietici devono ora fare i conti con le rivendicazioni dei cecoslovacchi, che sono anch'esse rivendicazioni di maggiore ind'i- . pendenza nazionale, ma non caratterizzate, come qitelle romene, da una carica di contestazione nazionalista della politica sovietica; la contestazione cecoslovacca dei rapporti con l'URSS è caratterizzata, infatti, da itna carica liberale, piìt che nazionalista, e perciò rriette in discussione il principio dello Stato-gitida e quello del partito itnico più di quanto non abbiano fatto l'epica rivolta di Budapest e la coraggiosa secessione di Bitcarest. La Romania non è stata scomunicata e neanche punita per aver « importato il gollismo nell'Europa orientale», per essersi rifiittata di condannare l'eresia cinese, per aver disertato le conferenze pan-comzlniste, per aver violato taluni vincoli militari del Patto di Varsavia e talttni vincoli economici del Comecon, per aver votato al'l'ONU in modo diver.sn da come votava l'URSS, per avere stretto rapporti amichevoli con Israele e la Germania occiderztale. L'autononzia diplomatica dei romeni è scomoda per i sovietici, ma, come è stato osservato da Carlo 4 , BibliotecaGino Bianco
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