Nord e Sud - anno XV - n. 104 - agosto 1968

Gtor1tale a più voci della FAP (Fabbrica Accumulatori Partenope): due tra le aziende nelle quali la SME teneva parte del suo portafoglio non elettrico. Non mancavano, inoltre affermazioni programmatiche intese a raggiungere nuovi settori di investimento, come l'attività immobiliare e quella turistica, l'industria manifatturiera e la diffusione dell'azionariato. Si trattò indubbiamente di un momento di attesa, forse inevitabile, per una società che aveva dovuto cambiare radicalmente il suo tipo di attività, per giunta in un momento non certo propizio a coraggiose decisioni d'investimento. Quando, nel dicembre 1967, il settimanale « L'Espresso », in un inserto dedicato alla finanza italiana, farà la storia degli investimenti delle società ex elettricl1e dopo la nazionalizzazione, nel riferire della SME, affermerà: « Gli indennizzi si concentrarono nelle mani di quattro gruppi: quello della Edison, quello della Sade, quello della Centrale e quello della SME. Poi la SME e i suoi programmi d'investimento entrarono in una nuvola di mistero ». In realtà, di fronte alla decisione presa dalle al tre società ex elettricl1e di confluire, con l'apporto dei loro crediti verso l'ENEL, in grandi imprese di nuovi settori produttivi, era apparso chiaro che la SME intendeva lasciarsi un margine ampio di scelte che sarebbero diventate decisioni via via che venivano a maturazione le semestralità di rimborso e si manifestavano le più favorevoli occasioni di impiego dei fondi. Lo stesso Consiglio di Amministrazione della Società, nella prima relazione di bilancio, escludeva la possibilità di reinvestire soltanto in nuove iniziative, a causa dell'entità complessiva dell'area finanziaria e per il maggior rischio e la ridotta redditività delle aziende di nuova costruzione. Ragio11i per le quali « appariva necessario pensare ad una adeguata aUquota di reimpieghi in im·prese già funzionanti e collaudate dal successo». Era questa, con ogni probabilità, la « nuvola di mistero » di cui avrebbe parlato « L'Espresso». Ma non passò poi molto tempo prima che la «nuvola» cominciasse a... diradarsi. Verso la fine del 1964 e nei primi mesi del 1965 furono acquisite dalla SME due importanti partecipazioni di maggioranza: una nella Società ALFA.- CAVI, per la produzione di cavi di energia per bassa e media tensione e cavi telefonici, con sede e stabilimento a Quattordio (Alessandria); l'altra nella SURGELA (Industrie Alimentari e Conserviere della Valle del Tronto) con sede e stabilimento a Porto d'Ascoli (Ascoli Piceno). Inoltre, si decise il potenziamento di alcune società collegate, operanti in settori diversi, e di aziende nelle quali si era acquisita una partecipazione di maggioranza. Si trattò di investimenti in settori direttamente produttivi, di notevole entità, che avrebbero condizionato in modo significativo a11che l'attività degli anni . . success1v1. Si deve giungere però alla fine del 1965 se sì vuole riscontrare, nell'andamento delle scelte effettuate, dal momento della nazionalizzazione, una svolta autentica. Fu allora che apparvero infatti con evidenza negli interessi della SME due settori nuovi: l'edilizia e la distribuzione commerciale. 57 · Bi·bliotecaGino Bianco

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