.. Note della Redazione ci vuole ben altro che non la costituzione di comitati di studio formati da delegati dei movimenti giovanili dei partiti e da rappresentanti dei ministeri. Per quanto riguarda i primi, anzi, si può dire che la loro adesione con delegati al comitato di studio insediato a Palazzo Chigi rischia di sanzionare la fine di ogni loro residua influenza, e della speranza stessa di riacquistare un minimo di prestigio, nei confronti dell'opinione pubblica giovanile. Dell'argo1nento in questione, si è interessato anche Enzo Forcella sit « Il Giorno», affermando che « basta avere una sommaria informazione di tutto ciò che è stato detto e scritto a proposito dei giovani negli ultimi anni per sentire il sapore anacronistico del Comitato governativo ». E Forcella ha certan1ente ragione quando scrive che « la fase conoscitiva è ormai da tempo alle spalle e se il governo, se le forze politiche sentono ancora la necessità di ripercorrerla, questo significa che sono in ritardo e che, invece cli prendere le scorciatoie, continuano ad aumentare la distanza ». Ecco il punto: le forze politiche sono senza dubbio in ritardo rispetto al dibattito in corso nel movimento giovanile: in Italia, come in Francia, come negli Stati Uniti la protesta dei giovani è nata e si è sviluppata anche per la sfiducia della base - soprattutto nelle università - nei confronti degli organismi rappresentativi giovanili, scaduti in un fatto burocratico, quando non sono serviti addirittura ad alimentare piccoli intrallazzi e giochi di potere che li hanno sviliti e squalificati, riducendoli ad impotenti spettatori di ciò che è avvenuto, e sta avvenendo, sotto i loro occhi, nelle università. Che senso ha proporsi, allora, la costituzione di un « consiglio nazionale della gioventù»? In esso - è facile intuirlo - troverebbero posto più o meno gli stessi personaggi che ora sono stati chiamati a far parte del comitato di studio di cui ha dato notizia il Presidente del Consiglio alle Camere: i senatori della gioventù; i notabili, cioè, di quelle stesse organizzazioni politiche giovanili che non solo rappresentano ben poco della realtà giovanile odierna, ma che sono stati letteralmente travolti dalla protesta studentesca. Nei due citati articoli apparsi su « Il Giorno » e su « La Voce Repubblicana » si parla, a questo proposito, di « momento burocratico ». Concordiamo perfettamente con questo giudizio e ci auguriamo che la classe politica, dopo aver comniesso l'errore di sottovalutare i fer1nenti studenteschi, finché inevitabilmente non sono esplosi nelle agitazioni e nelle violenze che tutti conosciamo, n,on commetta ora l'errore di guardare al mondo giovanile come ad un fatto corporativo, da ingabbiare in un Comitato o in un Consiglio, oltretutto certamente e i11utilmente dispendioso. Il tentativo - ci sembra chiaro - non è comunque destinato ad alcun successo e c'è soltanto da augurarsi che il suo carattere provocatorio sia somnzerso dal ridicolo e non dia luogo a reazioni non controllabili che pure sarebbero in qualche modo giustificate dalla provocazione stessa. Comunque, un gruppo di piccoli burocrati, racchiusi in una specie di senato di nomina regia, non avrebbero - specialmente in questo momento - che una funzione: eludere uno dei problemi più gravi della nostra società e in ciò non farebbero che adeguarsi al deplorevole costume di gran parte 47 · Bi.blioeca Gino Bianco
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