Nord e Sud - anno XV - n. 104 - agosto 1968

L'Opera inoperante regionale. Infatti, proprio là dove nel 1954 la mortalità infantile nel primo anno di vita raggiungeva le punte più elevate d'Italia (le Puglie con 76>2 morti su mille nati vivi; la Basilicata con 86,7; la Campania con 61,3), si è avuta nel 1964 la diminuzione dei centri assistenziali (da 228 a 194 in Basilicata; da 538 a 506 in Puglia) ovvero un peggioramento del rapporto fra natalità ed istituzioni ONMI (in Campania da 191,8 nel '54 a 202, 7 nel '64), che equivale alla diminuzione dell'assistenza proprio nelle regioni maggiormente responsabili degli alti indici di mortalità italiana. Nello stesso periodo si è avuto invece un inspiegabile miglioramento del rapporto fra natalità ed istituzioni nel Veneto (da 96,6 a 95,6), nel Friuli (da 88,2 a 81,4), in Umbria (da 102,7 a 85) che pure sono regioni con mortalità infantile vicina ai livelli europei (nel 1966: 23 per mille nel Veneto, 28,2 nel Friuli, 32,7 in Umbria). Naturalmente non è possibile imputare soltanto allo squilibrio regionale della rete assistenziale dell'ONMI la lentezza del miglioramento degli indici dì 1nortalità infantile nel primo anno di vita: numerose infatti sono le lacune assistenziali e sanitarie, specie in talune regioni italiar1e. Sta di fatto però che la Campania - la regione più trascurata in Italia da parte dell'ONMI, con un numero di istituzio·ni dell'Ente di molto inferiore ad una ogni duecento nati vivi - dopo aver mostrato un aumento del divario fra i dati regionali di mortalità del primo anno e i dati nazionali, ha finito, nel 1966, col manifestare un gravissimo aumento assoluto dell'indice stesso fino al 51,9 (pur essendo tale indice già molto elevato e quindi, come si diceva, facilmente comprimibile mediante provvedimenti adeguati). Del resto, che l'ONMI abbia fatto ricorso, almeno durante la lunga presidenza dell'on. Angela Gotelli, a criteri distributivi che prescindevano completamente dalla realtà, trascurando gli appelli delle autorità locali giustamente preoccupate della situazione, è dimostrato anche dalle vicende dell'Istituto Permanente fo11.datoa Napoli circa venti anni or sono; Istituto a cui poteva ricorrere tutta l'Italia Meridionale per il ricovero di bambini che, pur non essendo malati, avevano estremo bisogno di allontanarsi dal nucleo familiare (abbandono materiale e morale, tubercolosi dei genitori, malattia mentale della madre, ecc.). Di tali vicende si è largamente occupata tutta la stampa napoletana. Nel dicembre del 1966, in seguito al diffondersi delle voci sulla chiusura dell'Istituto, il nuovo Direttore Sanitario, dr. Giuliani, dichiarava al « Mattino » che ogni timore era « destituito di fondamento »; per cui si ebbe la sensazione che tutt'al più l'Istituto si sarebbe finalmente trasferito nella nuova sede, costruita da anni, costata oltre 250 milioni e lasciata poi inuti.ilizzata. Purtroppo, nei mesi successivi continuarono le 39 · Bi.bliotecaGino Bianco

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