Antonino de Arcangelis tore Sanitario Provinciale dell'ONMI di Modena che, in una lettera al Direttore del « Notiziario », ha fatto presente la necessità che l'ONIVII risolva al più presto l'annosa vertenza con i Medici consultoriali, vertenza tuttora in corso, che fatalmente influisc~ sulla efficacia di quella rete assistenziale. Sollecitato ad intervenire da De Toni, cattedratico di Genova, un altro cattedratico, Fornara, dopo avere ricordato, in una sua l11nga lettera, come avesse fin dal 1952 richiamato l'attenzione sull'indice di mortalità infantile in Italia, e come tale suo richiamo avesse determinato una nota di protesta dell'Alto Commissario Migliori e sfavorevoli reazioni s.ulla stan1pa sanitaria ( !), ha fatto notare che, se le cifre di mortalità infantile nel primo anno di vita sono migliorate, esse « sono ancora di molto superiori a quelle di tutte le nazioni europee, salvo la Grecia eù il Portogallo, e noi pediatri italiani dobbiamo vergognarcene. E cosa facciamo per migliorare e portare l'Italia a livello delle altre nazioni civili? Serviranno l'attività benemerita del Comitato Medico Scientifi~o dell'Associazione Italiana per la lotta contro la fibrosi cistica e gli stt1di degli esperti italiani sul malassorbimento intestinale a diminuire la vergognosa alta mortalità del ba1 mbjno italiano? Questi studi sono certamente del più alto interesse scientifico, ma concerno110 malattie relativamente rare mentre i nostri bambini muoiono specialmente per trè grandi cause: 1) le malattie perinatali; 2) le gastroenteriti; 3) le broncopolmoniti ». Questo autorevole ed energico intervento (ottimistico, se si rileva che la Grecia, nel 1965, ha portato il suo indice di mortalità infantile al 34,3, che è inferiore al 36,0 dell'Italia nello st~sso anno) ha provocato l'aspra reazione del Direttore Sanitario dell'ONMI di La Spezia, e persino del professore Gueli, Presidente dell'Unione Nazionale Direttori Sanitari ONMI, il quale ha insistito sulla inopportunità di addebitare esclusivamente ai pediatri dell'Ente una situazione così pesante. La polemica promette ulteriori sviluppi non certo apprezzabili e tanto meno produttivi, se si insisterà nel voler addebitare ogni responsabilità a un particolare settore della classe medica italiana. Se infatti è vero quanto dichiara Fornara, circa il compiacimento degli ambienti più responsabjli della pediatria italiana nel dedicare la loro attenzione a sottili argomentazioni scientifiche che possono influire assai poco sul miglioramento della situazione sanitaria infantile, è anche vero che le più preoccupanti cause -di morte dell'infanzia vanno individua te in malattie che, per la maggior parte, trovano ampie possibilità terapeutiche nella preparazione professionale del pediatra anche meno esperto. Non è dunque realistico parlare di una insufficiente prepara36 BibliotecaGino Bianco 'I
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