Francesco Farina notevoli problemi di utilizzazione ·dei risultati ottenuti poiché raramente queste industrie di media e piccola dimensione vantano capacità produttive e organizzazioni aziendali tali da renderne conv·eniente lo sfruttamento. È noto che negli Stati Uniti il 90% della ri~erca indt1striale fa capo alle industrie con più di cinquemila add,etti. Come si vede, sia dal punto di vista delle possibilità finanziarie per realizzare una ricerca industriale remunerativa, sia da q11ello delle dimensioni aziendali che la posso,no rendere applicabile al processo produttivo, le industrie meridionali con più alto investimento di capitale per addetto devono partire da un livello notevolmente inferiore a quello del Nord nel comun-e sforzo di adeguamento tecnologico. C'è da temere, d'altra parte, se le cose non cambieranno, che s'inizi un declino delle industrie più moderne del Mezzogiorno, proprio quelle, cioè, maggiormente in grado di stimolare il processo d'indust•rializzazione. E che, di conseguenza, gli imprenditori meridioI1ali debbano confidare in misura sempre 1naggiore in una politica « assistenziale », fatta di sovvenzioni e di sgravi fiscali. Per di più, quella del ritardo tecnologico potrebbe essere una carta validissima nelle mani di certi ambienti industriali del No,rd p,er tentare di rivendicare la priorità dell'avanzamento tecnologico· nel triangolo industriale, propugnando magari un nuovo « efficientismo tecnologico ». Ne verrebbe un danno gravissimo all'auspicata politica preferenziale· tendente ad agevolare la ricerca industriale nel Mezzogio,mo e ai propositi d'investimenti tecnologici nel Sud da parte delle imprese pubbliche. Lo Stato può certamente intervenire per cercare di ovviare ad una tale situazione. Ma non potrà forse attuare nel Sud uno degli interventi che gli imprenditori del Nord richiedono: offrire quelle sovvenzioni sotto forma di « contratti di ricerca » alle aziende che diano affidamento riguardo ai loro programmi di ricerca. Nel Mezzogiorno ci sarebbero be11 poche aziende di tal genere ed una siffatta politica risulterebbe perciò improduttiva. Dal momento, invece, che l'ostacolo preminente per il rinnovamento tecnologico delle imprese meridionali è rappresentato dalle ristrette dimensioni aziendali, un'iniziativa auspicabile sembra la costituzione, con l'aiuto dello Stato, di consorzi fra le medie e piccole aziende di u11 determinato ramo per effettuare ricerche in comune. È chiaro, d'altra parte, che nello stadio di applicazione al processo produttivo della ricerca l'intervento diretto dello Stato è impossibile. Osserva la relazione citata prima che « soltanto l'utilizzatore terminale di risultati conseguiti attraverso la ricerca applicata - cioè l'impresa -- è in grado ,di valutare la possibilità di tradurli sul piano produttivo », dovendo l'industria badare alla « situazione di mercato » .e alla « possibi26 ...... BibliotecaGino Bianco
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