Nord e Sud - anno XV - n. 104 - agosto 1968

.. Regioni larghe, regioni strette Comunque, in aggiunta ai vecchi e meno vecchi argomenti lecitamente portati contro forme istituzionalizzate di compartimentazio·ne dello spazio, si pongono ora le tendenze all'uniformizzazione: onde ·non a caso « tra i più vivaci oppositori del tradizionale concetto di regione e delle istituzioni regionali es isten ti nei paesi dell'Europa occidentale » sono i geografi interessati ai problemi d'aménagement du territoire e gli economisti in te ressa ti allo sviluppo delle economie regionali. Questi studiosi, proprio perché debbono misurarsi con i problemi operativi di politiche d'intervento, della programmazione, vanno ipotizzando nuovi criteri di regionalizzazione dello spazio, in coerenza con le tendenze sorgenti dall'evoluzione della realtà geo-economica e contro la viscosità delle « iconografie regionali». Punti di riferimento sono i concetti di circolazione e di nodalità (Sestini, Gottmann). Intorno ai modi, o incroci, o poli, e per loro tramite, si organizzano le attività sul territorio. Alla polarizzazione si connette la « gerarchizzazione » dei centri, in base alla differenza di frequenza della domanda di utilizzazione dei servizi. Criteri di giustizia geografica sono quelli che, pur in una gerarchia di centri, riescono a contenere le tendenze alla iperpolarizzazione del territorio su scala nazionale e alla concentrazione a scala urbana. Nel momento in cui il discorso sulla compartimentazione del territorio sfocia nel problema della organizzazione dello spazio, è il fatto urbano che acquista un rilievo predominante. La regione va vista come spazio organizzato e perciò fonBiblioteca Gino Bianco dato sulla vita di relazione, funzionale, e perciò dotato di un certo grado di autosufficienza connesso alla presenza di una metropoli regionale ad alto grado di completezza per le funzioni esercitate e i servizi prestati ( centre des services rares, de conception, de decision - Gravier). È a partire dal momento in cui esiste una serie di centri urb·ani gerarchicamente coordinati, sovrastata da una metropoli, che il territorio appare regionalizzato. Senza gerarchia e senza metropoli non si ha regione, ma solo aree di gravitazione. La metropoli regionale è sempre un polo di sviluppo; ma non tutti i poli di sviluppo sono necessariamente metropoli regionali. Dotazione ,di vie di comunicazione e rilevanti basi industriali sono « in genere indispensabili per produrre l'urbanizzazione»: ma solo le attività terziarie « sono polarizzanti al punto di produrre la formazione di una metropoli e l'organizzazione regionale del territorio». L'organizzazione del territorio presuppone pertanto una politica delle città: non si è più di fronte ad un problema di identificazione e delimitazione di spazi uniformi, ma di fronte a un problema di ricognizione delle situazioni urbane del paese, analisi dei rapporti tra centri minori e metropoli, tra industrializzazione e urbanizzazione, studio delle reti urbane; e di azione volta a creare armature urbane, attraverso il coordinamento tra i centri. L'argomentazione di Muscarà confluisce a questo punto nel.- le argomentazioni di Labasse (L'organisation de l'espace) e di Compagna (L'Europa delle regioni, La politica della città). 125

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