Regio11i larghe, regioni strette schemi di sviluppo economico a base regionale; i Provveditorati alle opere pubbliche redigono piani urbanistici a scala della regione; e su base regionale, ancora, s'articola il « piano verde » e dovrà articolarsi la nuova legge ospedaliera. Muscarà osserva che non sono certo mancati i segni che i compartimenti statistici del 1863 non siano tutti idonei, o completamente idonei, cpme cornici in cui racchiudere realtà omogenee. Strutture urbane policefale e tendenzialmente centrifughe, frequenti richieste di nuove province, spinte autonomistiche locali indirizzate verso un ulteriore frazionamento delle esiste11ti strutture politico-amministrative del territorio; sono tutti sintomi - annota Muscarà -, per lo più indiretti, di una certa arbitrarietà che presiedette, e permane, nella suddivisione regionale. Suddivisione che lo stesso Maestri riteneva non avesse crismi di assoluta scientificità, onde non poteva essere considerata definitiva. Invece, come accade non infrequel1temente nel nostro paese, il provvisorio è diventato definitivo e quelle « spinte dal basso» che nell'una o nell'altra regione potrebbero la~ sciar appunto pensare ad una mancata accettazione da parte della coscienza della popolazione di certe ripartizioni amministrative « sono state interpretate come spinte centrifughe anziché come manifestazioni della differenza tra paese ufficiale e paese reale». È dunque tempo di non tralasciare ulteriormente l'approfondimento del problema dei confini buoni - dal punto di vista della geografia umana e della geografia ecoBiblioteca Gino Bianco nomica, ma soprattutto dal punto di vista della redditività degli interventi da promuovere ai fini dello sviluppo economico, della più efficace distribuzione dell'urbanizzazione e dell'industrializzazione in Italia - e dei confini meno buoni delle regioni italiane. L'attuazione dell'ordinamento regionale non deve cristallizzare tanti casi di insoddisfacente delimitazione comp,artimentale: «Bisogna ridisegnare la carta delle regioni della penisola, tentando di individuare i maggiori ostacoli che si contrappongono al trapasso tra la vecchia e la nuova compartimentazione dello spazio1 e, insieme, quei cambiamenti territoriali di minor peso che consentirebbero un graduale ma significativo avvicinamento tra paese ufficia-le e paese reale ». A questo punto, però, il discorso diviene necessariamente complesso. C'è infatti da stabilire anzitutto cosa debba intendersi oggi per regione, e Muscarà affronta il problema spaziando con sicurezza su una vasta bibliografia: da Sestini, Toschi, Marinelli, a Gottmann, Derruau, George, Lab,asse, per citare solo alcuni tra i numerosi autori che di volta in volta sono punti d'appoggio e tappe del serrato argomentare di Muscarà. Certamente non è ad un mero• criterio di geografia fisica (unità ambientale, criterio fisico di separazione, come spartiacque ecc.) che bisogna riferirsi per una definizione dei confini regionali; nell'ipotesi, si intende, che fosse agevole (pur dopo· l'apporto della delimitazione delle grandi regioni orografiche e morf alogiche fatta dal Sestini) accordarsi su una suddivisione dell'Italia in re- . 123
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