Recensioni dei propositi troppo spesso proclamati, ed ancor più spesso negati nei fatti, secondo quel comportamento « bifronte » che è tipico di molti cultori del1' europeismo. Su questi pericoli involutivi, del resto, richiama opportunamente l'attenzione Vinci laddove, superata la parte più propriamente tecnica - e quindi sostanzialmente espositiva - sulla struttura, gli organi ed il funzio,namento del Parlamento europeo, affronta il tema dei poteri; « è ben difficile riconoscere - afferma ,a p. 138 - che la balance of powers nella Comunità e fra la Com.unità e gli Stati sia sod·disfacente ». Soffermandosi in particolare sul Parlamento, l'A. afferma senza mezzi termini che esso « rischia troppo spesso di rimanere estraneo al processo d:i formazione dell,a volontà comunitaria sia perché chiamato ad intervenire in una fase che non è quella della decisione, sia perché il suo intervento, a contenuto non vincolante, è talvolta minimizzato dall'organo decidente» (p. 139). Vinci non esita a definire la situazione « grave e perjcolosa » di fronte ad una Comunità che estende i suoi poteri in sempre più ampi settori dell'economia; quest,i poteri finiscono con l'essere sottratti nello stesso tempo al controllo dei Parlamenti nazionali ed a quello del Parlamento europeo, cui è finora costantemente negato. Non si può nulla dunque nella situazione attuale? Vinci finalmente indica una via da percorrere sin d'ora: la collaborazione tra Parlamento europeo e Parlamenti nazionali, 1i quali non dovrebbero porsi in concorrenza o soltanto come vasi puramente comunicanti nel senso di determinare (ciò che del resto per ora non avviene) un trasferimento di competenze dagli uni all'altro. Molto opportu,namente Vinci si oppone alla contrapposizione tra i due ordini, affermando che non « sembra esatto ritenere che Parlamento euro1 peo e Parlamenti nazionali, in quanto appartenenti a diversi ord.inamenti giuridici, non possano o non debbano i·ntervenire nelle reciproche sfere di competenze» (p·p. 143-44). Le carenze del Parlamento europeo debbono preoccupare i Parlamenti nazionali, così come il primo deve essere sensibile allo scadimento dei poteri parlamentari nazionali. Con coraggio, v.i•nci sottolinea l1lil pericolo che incombe sul Parlamento europeo: il ricalcare le orme dei Parlamenti nazionali con tutti i loro attuali difetti, senza avere invece la loro forza e potere. L'A. vi ins·iste nelle conclusioni, dove mette in luce una tendenza da tempo manifestatasi nei rapporti interisti tuzionali. Per difendere le prospettive comunitarie d'integrazione, il Parlamento europeo è stato portato in questi anni a spostare la critica dal suo1 naturale interlocutore, l'Esecutivo - che dell'integrazione è uno dei simboli p1 iù rappresentativi - al Consiglio che, in quanto detentore del potere decisorio, costituisce sul piano istituzionale, l'« antagonista» del Parlamento. Nel già precario sistema istit11nionale si introducono quindi u•lteriori motivi di squ1librio, il che avvantaggia i governi a scapito del controllo democratico cui finiscono per essere sottratti molti atti comunitari. A noi sembra che Vii.neiabbia con estrema finezza individuato il pericolo cui va incont,ro il processo di integrazio,ne europea quando afferma che 119 Biblioteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==