Nord e Sud - anno XV - n. 104 - agosto 1968

RECENSIONI Un ritratto d' artista È significativo il fatto che Contini, nella sua recente antologia della letteratura italiana, abbia incluso Benedetti fra gli scrittori più atti ad esemplificare certe tendenze della narrativa attuale. Di fronte a tante esclusioni operate dal critico, alcune delle quali hanno destato perplessità, la presenza di Benedetti appare una conferma del posto che spetta allo scrittore lucchese in un filone caratteristico della produzione nostrana, quello della letteratura regionale. Con questo non si vuol dire che Benedetti risenta dei limiti che sembrano im·pliciti in questa attribuzione, ma solo che i suoi romanzi prendono misura e colore dall'ambiente, anche quando da esso si distaccano per orientarsi verso quel saggismo che rappresenta l'altra faccia della sua personalità. L'intento di rendere « l'abulica e misteriosa vita provinciale nel colare della sua durata » resta l'aspetto distintivo anche del più recente libro di Benedetti (Il ballo angelico, Mondadori, 1968), il cui sfondo è costituito ancora una volta -dalla valle del Serchio e dalla sinuosa campagna lucchese; in questo romanzo, che potremmo senz'altro definire « d'atmosfera», ambiente e paesaggio si caricano addirittura di significati allusivi e simbolici, contribuendo a definire la complessa personalità del protagonista, uomo di umori estrosi e di inquiete fantasie. Questo celebre artista della passata gene.razione, nei cui tratti è facilmente riconoscibile la fisionomia di Giacomo Puccini, si è rifugiato in campagna mentre infuria il primo conflitto mondiale per ritrovare, nell'immediato contatto con la natura, una sorta di primordiale benessere, e forse una nuova sorgente di ispirazione. E,stremamente individualista, chiuso nel suo mondo interiore, egli divide il suo tempo fra due attività che soddisfano le opposte esigenze della sua strana natura: la musica e la caccia; di notte compone a lungo, riempiendo la valle di arcane melodie; all'alba esce in compagnia del guardacaccia Ranieri, e, inseguendo uccelli di passo ed animali selvatici, assapora un istintivo gusto di uccidere. In effetti il suo tenore di vita, solo all'esterno riposato e tranquillo, è turbato in profondo da una serie di timori e di contrasti; le strette vallate, le alture selvose dell'Appennino toscano, che dovrebbero forni•rgli un asilo di pace, al riparo dei danni del tempo e della storia, gli appaiono nelle loro segrete inquietudini, nel loro significato en1blematico, che richiama continuamente l'incombenza del dolore e della morte. Tutti gli aspetti della natura ricordano l'inevitabile fluire del tempo, cui Michele ha creduto di sottrarsi respingen,do la realtà e fuggendo le insidie dei rapporti mondani. Motivo di turbamento più scoperto nasce dalla gelosia della moglie Floria, attizzata dalle frequenti se pur passeggere infedeltà di Michele, gelosia che sfocia in un episodio clamoroso, ispirato ad un fatto di cronaca che scot1109 s•ibliotecaGino Bianco

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