.. DOCUMENTI Il pubblico del libro di cultura -~ di Graziella Pagliano Ungari Se si astrae da intuizioni a livello giornalistico, o da indagini, quasi sempre non di pubblica ragione, e che in ogni caso sono da ricondurre sostanzialmente all'ambito e alle preoccupazioni tipiche della ricerca di mercato, promosse dall'industria editoriale con scopi immediati, mancano in Italia indagini critiche del tipo che in questo rapporto si vorrebbe contribuire a definire. Anche il Gruppo di Sociologia della Letteratura di Roma si è mantenuto finora, al riguardo, sul piano delle discussioni preliminari e di metodo. Delle loro prime conclusioni si avvalgo110 questi appunti che, anche riferendosi alla più avanzata situazione di studi francese, tentano di indicare una direzione di ricerca s11scettibile di metter capo a quell'ideale atlante della circolazione culturale italiana, che si vorrebbe possedere. Una volta che si accetti di definire il libro come « utensile per la lettura », secondo l'espressione di Escarpit, libro di cultura sarà quello con il quale si istituisce un rapporto di cultura. Si possono però sottolineare in un caso le intenzionalità e le modalità individuali di tale rapporto, trovandosi poi di fronte al corollario di promuovere almeno ipoteticamente a cultura qualsiasi testo, alla condizione che esso giunga a instaurare tale rapporto, che cioè venga fruito « non per intrattenimento » 1 o consumo ma in un processo di consapevolezza progressiva, che permetta di considerare criticame11te la propria posizione nell'universo. L'esistenza, cioè, di dislivelli culturali in seno alla società permette l'uso a fini di formazione personale di prodotti diseguali fra di loro. Critici del tipo di Eco assumono che, se non altro in linea di principio, ·k Questo articolo corrisponde al testo della relazione presentata al Convegno indetto dal Club della Repubblica sul tema « Una politica per il libro di cultura» (Roma, 23-24 ap,rile 1968). 1 Nel senso svalutativo corrente del termine, giacché poi gioco e divertimento si sono visti riconoscere dignità e valore formativo di cultura personale e collettiva da Montaigne, come è stato ricordato ( « se qualcuno mi dice che è un avvilire le Muse il servirsene soltanto di gingillo e di passatempo, egli non sa come me, quanto vale il piacere, il gioco e il passatempo. Per poco non dico esser ridicolo ogni altro scopo») e da psicologi, pedagogisti e studiosi di estetica. 99 B•ibliotecaGino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==