Nord e Sud - anno XV - n. 104 - agosto 1968

Il disordine urbanistico di Maria Ciranna Venturini Pronunciata il 9 maggio scorso, ma resa nota a consultazioni elettorali avvenute, la sentenza n. 55 della Corte Costituzionale sulla illegittimità dei numeri 2, 3, 4 dell'art. 7 e ·dell'art. 40 della legge urbanistica 17 agosto 1942, n. 1150, è venuta a movimentare l'avvio della legislatura già caratterizzata dal clima di precarietà determinato dalla presentazione alle Camere di un « governo di attesa», a seguito del « disimpegno» socialista. I due avvenimenti, di natura e di di1nensione profondamente diverse, l'uno legato all'importante ma pur sempre settoriale problema urbanistico, l'altro che interessa le p•rospettive di una coalizio 1ne di forze politiche, costretta a subire una battuta di arresto in un momento particolarmente difficile della vita italiana, con molti e delicati problemi aperti, sembrano scaturire dalla medesima radice e partecipare dello stesso disagio che l1a acco1npagnato il dibattito politico e l'azione di governo nella trascorsa legislatura, con le sue lentezze, le sue contraddizioni, le sue inquietudini. La ~entenza della Corte Costituzionale, in particolare, dichiara11do l'illegittimità di alcuni articoli della vecchia legge urbanistica del 1942, con1promette in maniera totale proprio quei rimedi legislativi che, nell'attesa sempre più tiepida di una nuova legislazione urbanistica, si erano innestati nel vecchio tronco della legge fascista tuttora vigente. È infatti sulle modifiche a quest'ultima che si basa la legge-ponte, n. 765, del 6 agosto 1967, presentata dal governo e successivamente approvata, anche sotto la spinta della profonda emozione che nell'opinione pubblica si era diffusa dopo i fatti di Agrigento. Segui alla legge 765 una circolare ministeriale che fissava minimi standards urbanistici per assicurare all'espa11sione delle 11ostre città s·pazi riservati al verde pubblico, ai parcheggi, ai servizi e alle attrezzature scolastiche, alle infrastruttu.re per la vita ricreativa- e culturale, ai servizi sociali. Attribuendo carattere espropriativo, e quindi indennizzabile, ad ogni vincolo posto dal piano regolatore alle aree dei privati, la sentenza della 8 - Bibliote·ca Gino Bianco

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