Nord e Sud - anno XV - n. 103 - luglio 1968

Massimo Galluppi ha avuto come unico, risultato quello di scoraggiare i giovani orientati verso le facoltà scientifiche - che sono quelle più direttamente collegate con il mondo della produzio·ne - e di gonfiar~ gli effettivi delle facoltà « umanistiche ». L'operazione è quindi fallita riei suoi obbiettivi. Da una parte, non ha risolto il problema della occupazione dei laureati nelle facoltà scientifiche perché, se è vero che un chimico, un fisico o un ingegnere tro·vano da impiegarsi molto più facilmente di un laureato in lettere o in sociologia, è anche vero che i casi di sotto-occupazione - cioè di utilizzazione soltanto parziale delle competenze - sono in questi settori molto più frequenti che non negli altri. Dall'altra, ha complicato enormemente i problemi delle facoltà « umanistiche » che sono state paralizzate nel loro funzio,namento ed hanno visto aggravarsi la posizio,ne dei loro laureati sul mercato del lavoro. Questo aspetto della crisi spiega perché anche il movimento studentesco francese abbia rifiutato la logica delle riforme. Il ragionamento è semplice.: per la maggior parte degli studenti l'Università nuova può essere costruita soltanto sulle rovine del vecchio sistema. Si può sostenere che questo, atteggiamento sia poco realistico. Che sopravvalt1ti - anche in una prospettiva a lunga scadenza - il peso, delle forze disposte « a fare la rivoluzione ». Che una seria strategia riformistica sarebbe più opportuna. Resta il fatto che gli studenti hanno perfettamente ragione quando legano il problema dell'Università a quello della società nel suo insieme. Proprio il tentativo di razionalizzazione operato negli ultimi anni dal gollismo ha dì1nostrato 1 che l'Universita non è un organismo che si possa isolare dall'insieme del corpo sociale, ma che è al contrario, un organismo che si sviluppa seguendo il ritmo e la logjca di quest'ultimo, cioè delle forze che all'interno di esso hanno il potere. Le conseguenze di questo tipo di condizionamento sono sostanzialmente due: la prima è che l'Università non può disporre delle risorse necessarie al suo sviluppo oggettivo, cioè alle esigenze dei docenti, dei ricerca .. tori e degli studenti, ma soltanto delle risorse necessarie al s110 sviluppo in funzione delle necessità del sistema economico-produttivo. La seconda è che il contenuto e la forma dell'insegna1nento non sono subordinati ad obbiettivi di progresso umano e civile liberamente determinati ir1 seno all'Univ·ersità, ma agli obbiettivi produttivistici delle grandi corpo ... razioni economiche che condizionano la struttura e gli orientamenti del mercato del lavoro. Ma è pro·prio questo che gli studenti « rivoluzionari » contestano'. un sistema che concepisce l'insegnamento universitario i11 funzione subordinata alle esigenze del mondo della produzione e che nella distribuzione delle proprie risorse sacrifica i filoso·fi alle automoij bili e ai frigoriferi. 92 - BibliotecaGino Bianco

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