Nord e Sud - anno XV - n. 103 - luglio 1968

Il Medio Oriente un anno dopo servare le posizioni nel mondo arabo e ad aumentare la sua presenza con una accresciuta attività navale nel Mediterraneo. I paesi arabi. - La reazione araba alla sconfitta è stata una reazione isterica: gli arabi hanno chiuso il canale di Suez, hanno accusato gli USA di aver aiutato direttamente Israele, hanno accusato l'URSS di tradimento, hanno rifiutato di trattare. « Ma - scriveva Alberto Ronchey su 'La Stampa' dell'll giugno 1967 - le tensioni emotive passano; se gli israeliani sapranno essere generosi e prudenti, anche il mondo arabo dovrà accettare la ragione pragmatica di questi tempi. Esso dovrà scoprire che la vera ' rivoluzione araba ' non è l'evasione dai problemi dello sviluppo verso l'azzardo, la xenofobia, la pseudoideologia: ma è mandare la gente a scuola, irrigare le pianure del Nilo, conquistare l'indipendenza industriale. Un cacciabombardiere costa un miliardo e mezzo di lire: quando l'Egitto calcolerà quali capitali di investimento Nasser ha distrutto, quella sarà la vera ' rivoluzione araba '. Allora un leader come Nasser non potrà più simulare le dimissioni e commuovere; gli arabi non saranno più strt1menti e vittime di superipotenze; e i discendenti di Ismaele sapranno convivere co,n i discendenti di Isacco ». Se questa che è ancora un'utopia diventerà realtà, la pace sarà a portata di mano. La via della pace sarà, comunque, lunga e difficile, ma un punto deve essere fermo: il Medio Oriente ha bisogno di una pace duratura, non di altri armistizi; di una pace che non deve essere imposta dall'esterno, ma che deve venire da dirette trattative tra i paesi interessati. Tali trattative comporterebbero, automaticamente, il riconoscimento di Israele da parte degli arabi: accetteranno mai gli stati arabi l'esistenza di Israele? Questo è il nocciolo della questione. Se non l'accetteranno, non si può prevedere che un avvenire funestato da guerre. Da parte sua, Israele ha preparato un piano di pace in base al quale ritirerebbe le sue forze da quasi tutti i territori occupati, restituendo la Cisgiordania e il Sinai, ma tenendo la parte araba di Gerusalemme. Da parte araba, si propone un sola soluzione (cl1e poi è una specie di « soluzione finale »): la liquidazione dello stato di Israele. Questa non è una solt1zione che si possa accettare e inoltre rappresenta la negazione di quei principi di convivenza cl1e sono alla base di civili relazioni internazionali. Le due posizioni sono evidentemente agli antipodi, né si registrano sintomi di avvicinamento. Solo un movimento all'interno del mondo arabo, che riesca a convincere anche i più estremisti della necessità di riconoscere la realtà ·di Israele, potrà portare al tavolo delle trattative. UGO LEONE 85 BibliotecaGino Bianco

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