Nord e Sud - anno XV - n. 103 - luglio 1968

Ugo Leone mondiale ha dato luogo: in Germania, in India, in Corea, in Indocina, le nuo·ve frontiere segnate dalla guerra hanno visto lo spostamento di oltre 40.000.000 di persone. Il fatto è che il pfO•blema dei profughi arabi viene agitato per motivi esclusivamente politici, che prescindono da qualsiasi sentimento umanitario per le condizioni dei profughi. « Un cancro sociale e politico, apparentemente senza soluzione, è, così, mantenuto lungo le frontiere di Israele, al prezzo di 30 milioni di dollari all'anno, distribuiti dall'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati di Palestina» (Cfr. V. Segre, cit., p4 174); un cancro che si è notevolmente aggravato dopo la guerra del giugno '67, che ha creato una ulteriore quota di profughi, dal momento che gli israeliani hanno occupato la riva occidentale del Giordano con 900.000 abitanti e la zona di Gaza con altri 200.000 abitanti. Come abbiamo detto, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nella sua risoluzione del 22 no,vembre '67 ha posto la soluzione del problema dei rifugiati nel largo contesto della pace e ne ha fatto uno dei problemi a proposito dei quali il rappresentante di U Thant aveva ricevuto istruzioni di « stabilire e mantenere contatti con gli stati interessati allo scopo di promuovere un accordo e di sostenere i loro sforzi in vista di giungere ad un regolament_o pacifico e accettabile ». A questo proposito il Governo israeliano (fonti arabe no,n esistono: gli arabi non propongono, dicono solo: no!) ha proposto l'inizio immediato di trattative con gli arabi allo scopo di negoziare un piano- quinquennale per la riabilitazione e l'integrazione definitiva dei rifugiati nella vita economica della regione. ( È chiaro che oggi una trattativa diretta fra le due parti, pur essendo la so1 luzione più auspicabile, è ancora da considerare utopistica. Difatti essa comporterebbe, automaticamente, il riconoscimento di Israele da parte araba, riconoscimento che no,n rientra affatto nei programmi degli arabi (solo Hussein sembrerebbe disposto a qualche « cedimento » in questo· senso). È evidente, comunque, che il problema dei profughi va affrontato in senso globale; includendo, cioè, nei suoi termini sia i rifugiati esistenti prima dell'ultima guerra, sia quelli scaturiti dalla guerra. Per i secondi, il problema potrebbe essere risolto automaticamente, con la restituzione da parte di Israele, dei territori occupati. Per i primi, la questione è più complessa: un ritorno dei profughi nei luoghi in cui essi si trovavano venti anni or sono può sembrare, da un punto di vista umanitario, auspicabile, ma di fatto è impossibile. Le condizioni geo-politiche che nel 1947 avevano giustificato la risoluzione dell'ONU per la Palestina, sono, infatti, mutate. Se Israele ha risolto da sé, accogliendoli sul territorio 82 BibliotecaGino Bianco

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