Nord e Sud - anno XV - n. 103 - luglio 1968

Ugo Leone ghi. Il fatto stesso che essi esistano è la co,nseguenz.a diretta dell'opposizione degli stati arabi alla divisione (della Palestina) ed allo stato ebreo ». Quando l'ONU decise di dividere la Palestina tra arabi ed ebrei, nel futuro stato di Israele vivevano circa 800.000 ·arabi. In seguito all'invasione del 15 maggio, circa 600.000 di questi lasciarono tutto quanto possedevano• per far posto alle armate avanzanti. Tale esodo avrebbe dovuto essere « temporaneo » perché, una volta sconfitto Israele, gli esuli sarebbero tornati nelle loro terre. Le cose, però, non andarano proprio secondo le previsioni: la prevista vittoria si tramutò in una disastrosa ,sconfitta e i fuorusciti arabi, rifiutati dai paesi « fratelli », rinchiusi in campi e isolati dalle popolazioni locali, si accorsero ben presto della macchinazione di cui erano rimasti vittime. Le precarie condizioni dei profughi indussero l'ONU ad intervenire direttamente con aiuti alimentari e con la risoluzione dell'll dicembre 1948( in cui fra l'altro si affermava che « i rifugiati desiderosi di tornare ai loro focolari e di vivere in pace co11i loro vicini dovevano essere autorizzati a farlo alla prima occasione possibile ». Come si vede, la risoluzione era piuttosto vaga e si limitava a stabilire le condizioni in cui i rifugiati potevano essere autorizzati a tornare. Il ritorno dei prof.ughi deve servire come strumento di sovversione e di sabotaggio nei confronti di Israele: e questa la linea politica seguita dai governanti arabi fin dalla proclamazione dello stato ebraico. Si sono indottrinati i rifugiati con tutti i mezzi, assicurando, loro che il nazionalismo arabo non può perseguire che la distruzione di Israele. E il rimpatrio non ha, in realtà, altro sco·po che la creazione di una quinta colonna: « Se gli arabi rientreranno in Israele ,_ dice Nasser in un'intervista alla " Zuericher woche " il 1 ° settembre 1961 - Israele cesserà di esistere ». Queste ed altre bellicose dichiarazioni, insieme con il continuo indottrinamento dei rifugiati all'o•dio, hanno costituito il primo serio ostacolo ad un ritorno·. E •per venti anni questa ingente massa di profughi è stata strumentalizzata dagli arabi, o, meglio, dai loro dirigenti, che hanno preferito lasciarla lungo i confini con Israele in provvisori campi di raccolta controllati da un'apposita sezio·ne dell'ONU. Oggi molte cose sono cambiate rispetto al '48. Allora, condizione necessaria per l'assorbimento dei profughi era l'esistenza idi uno stato di pace •duratura, in quanto, nel decidere se dovere o meno permettere il ritorno ·dei rifugiati, il Governo israeliano doveva necessariamente tener conto della perdurante ostilità araba, oltre che della possibilità pratica di un tale ritorno. Mancando le circostanze necessarie, pertanto, Israele non poté assorbire i rifugiati arabi: e se ciò fu impossibile al80 BibliotecaGino Bianco -

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