Le idee del tempo avevano acquistato prestigio, anche se uomini insigni e di rilievo avevano onorato della loro presenza e della loro partecipazione la vita pubblica italiana » (p. 268): ecco una prima constatazione che difficilmente potrà essere rifiutata. Ma veramente fondamentale è l'osservazio11e che le « 1ninacce potenziali al sistema politico si neutralizzavano a vicenda con, il loro reciproco antagonismo, rendendo così possibile la sopravvivenza della libertà e della democrazia politica», con,nessa con l'altra, per cui « lo scetticismo e gli equilibri temporanei non forniscono però basi sufficienti per mantenere a lungo andare le istititzioni pubbliche; esse richiedono invece sia un'adeguata amministrazione che il sostegno di miti politici >> (p. 269) . ... alla crisi di oggi Due anni or sono, ricordando il ventesimo anniversario della proclamazionE della Repubblica, era accaduto a 1ne stesso di fare un bilancio di ciò che si prospetta già come attivo o come passivo della vita politica italiana degli ultimi venti anni. Molti di quelli che già allora n-zi apparivano come lati negativi o positivi dell'Italia repitbblicana tornano nel racconto e nelle conclusioni del Kogan. Debbo, tuttavia, ammettere che l'esperienza degli ultimi due anni e la relativa meditazione, che ora le pagine di Kogan riaccendono in maniera più unitaria e sistematica, consigliano non già di ridurre o di sfumare le voci attive del bilancio, il molto di positivo e di irrinunciabile della nostra storia più recente; bensì di preoccuparsi assai di più delle colonne passive del bilancio, del molto di negativo, di torbido, di drammatico, di incerto che è presente ed opera nella nostra storia di oggi. Oggi - per esempio - non rele- I gherei più in itna piega del discorso, come facevo nel numero di « Nord ; e Sud» dell'agosto 1966, la constatazione « dell'assenza di un forte prin- l cipio niorale nazionale presente ed attivo nella vita pubblica » come « una delle preoccupazioni più gravi e più nobili che si possano aff ac- , ciare sulla consistenza intima della democrazia in Italia». Oggi mi pare il caso di riconoscere a questa constatazione un posto assai più centrale e rilevante. Certo l'Italia non ha vissuto - almeno finora - che in misitra di gran lunga rninore l'esperienza di agitazioni studentesche e operaie co1ne quelle che si sono avute in Francia e che hanno rivelato d'improvviso una tale sfasatura fra la società civile e la struttura politica del paese da autorizzare ogni più negativo giitdizio sulla consistenza e il valore etico-politico del regime. È vero che per politici ormai consumati con1:ePompidou e personalità eccezionali come De Gaulle è stato fin troppo facile ristabilire con le elezioni una tranquillità e un or71 BibliotecaGino Bianco .,
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