Nord e Sud - anno XV - n. 103 - luglio 1968

Note della Redazione Certo, sia del modo fanfaniano che del modo moroteo di presiedere il governo di centro-sinistra si può dire che abbiano peccato per eccesso: troppo incline all'improvvisazione attivistica, il primo, e troppo soddisfatto della sua quasi-inerzia (di cui si è addirittura detto che era « f achiristica »), il secondo. Ma con l'addossare a Fanfani nel 1963 ed a Moro nel 1968 « errori di direzione politica » non si dà affatto una risposta politicamente so1ddisfacente ai quesiti che emergono da un fenomeno complesso come quello dell'aumento dei voti comunisti in particolare e di estrema sinistra in generale. Tanto più che questo aumento si verifica ancora una volta in una situazione politica che non conferisce una vera e propria credibilità alle alternative proponibili dall' estrenia sinistra. Non è infatti credibile la proposta di una « nuova maggioranza» con un PSIUP sostanzialmente fermo sulle posizioni del tradizionale massi1nalismo nostrano, con un PCI che fra i tatticismi frontisti ed i catechismi leninisti non dice gran che di nuovo rispetto a quanto diceva nel 1948 e con una sinistra deniocristiana che è corriva a scavalcare i « laici » solo nella misura in cui prevale n,el suo ambito il discorso integralista (che poi, però, la riporta necessariamente sotto l'ombrello dell'unità dei cattolici), tna che ha svolto in modo efficace la sua azione politica quando ha cercato e trovato· nel disegno moroteo il suo principale punto di rif erimento. Ci sembra che una prima risposta interessante ai quesiti sollevati dalla nuova «avanzata» dell'estrema sinistra l'abbia data Ugo La Malfa nel suo «colloquio» con Antonio Giolitti, registrato e pu,bblicato da «L'Espresso». Ha detto infatti La Malfa che la maggioranza di centro-sinistra ha consentito all'opposizione di sinistra u11, « gioco facile»: perché da un lato ha subito la sfida a risolvere i grandi problemi e dall'altro si è rassegnata alla politica dei problemi piccoli, onde la demagogia delle « leggine » locali e di settore ha insidiato, se non addirittura svuotato, la politica di piano. In tal modo, « il merito dei piccoli provvedimenti demagogici» è andato all'estrema sinistra ed « il demerito dei fallimenti programmatici» è stato accollato alla maggioranza di centro-sinistra. A questo punto, dice La Malf a, si deve mettere l'opposizione di sinistra davanti alle sue responsabilità: i comunisti non possono chiedere una politica di programmazione coerente, la piena occupazione, la soluzione della questione meridionale e in pari tempo organizzare la « bagarre delle leggine contingenti»; i comitnisti devono essere chiamati dalla maggioranza a « rispondere di qi,esta contraddizione». C'è insomma la necessità di fissare un rapporto nz-tovo tra la maggioranza di centro-sinistra e l'opposizione di estrema sinistra: un rapporto in base al quale non risulti più tanto comodo per i comunisti eludere i problemi del « chiarimento di fondo anche al proprio interno »: questa è la diagnosi di La Malfa con la quale ha concordato Giolitti (nella discussione politica che investe tutta la sinistra italiana, i suoi programmi, le su,e posizioni, le sue prospettive, sono appunto quelle di La Malfa e Giolitti, come notavamo nell'editoriale dell'ultimo numero di « Nord e Sud», le voci più interessanti) quando, sempre nel «colloquio» organizzato da «L'Espresso», si è asso49 s·ibliotecaGino Bianco

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