.. Note della Redazione stra sia imminente e sia necessaria, ma in realtà portano ad un rafforzamento della destra, determinano una coagulazione a destra delle preoccupazioni di tutti coloro che hanno qualcosa da perdere, suscitano consensi da ogni lato a favore dì una svolta in senso reazionario. Prevedevamo, quindi, « un gollismo rafforzato da una grande maggioranza di elettori, spaventati da ciò che si è fatto e da ciò che si è detto negli ultimi giorni di maggio »; e tutto questo si è puntualJnente verificato. Che poi Mendès France ed il PSU siano passati dal 2,21% al 3,94% non cambia gran che nella valutazione politica dei risultati elettorali: specialmente se si considera che questo gruppo politico ed il suo leader radicale, dopo aver scavalcato a sù1istra la SPIO, scavalcano a sinistra il PCF e contribuiscono quindi ancora una volta a confondere le carte, e le idee, com'è tipico, di tutti coloro che << scavalcano ». E comunqite, il successo del PSU, come quello del PSIUP ù1 Italia, non ci sembra promettere altro che un indebolimento della sinistra democratica, un ulteriore incentivo alla diffusione del qualunquismo di sinistra, un'insidia molesta, 1na soltanto molesta, sul fianco sinistro dei comunisti. Per quanto riguarda in particolare Mendes France, si potrebbe anche parlare di una delusione per quanti avevano confidato nelle sue capacità di assumere la leadership della sinistra democratica in Francia e addirittura in Europa: ma della nostra rivista nDn si può certo dire che non abbia intuito, fin dai tempi della polemica sulla CED, i limiti del radicalismo e del socialismo di Mendès France. Adesso la « nuova sinistra » ed in particolare, più esplicitamente, i leaders del movimento stitdentesco, afferman,o che a loro non interessa il responso delle « urne borghesi » e che i conti con il « potere borghese » saranno tanto più f,acilmente regolati in quanto c'è stata una sconfitta politica della Fédération, dei comunisti, della stessa CGT: se non si è marciato sull'Eliseo il 29 màggio, non è detto che non si possa marciare sull'Eliseo, studenti ed operai, in un'altra occasione, augurabilmente prossima, magari in autunno, quando le agitazioni studentesche potranno incominciare « più violentemente di prima ». Ma quando un Sauvageot o un Cohn Bendit si abbandonano a dichiarazioni così semplicistiche, che cosa fa Mendès France? Si possono mai accusare i comunisti di avere « lasciato soli » gli studenti, la cui rivolta - si afferma - stava per portare alle din1issioni di De GaiLlle? O addirittura, si può accettare un giudizio come quello, cui si è lasciato andare Sqalfari su «L'Espresso», un giudizio che condanna i comunisti in quanto avrebbero « soffocato » una rivoluziorie « proprio nel momento in cui stava per riuscire»? Questa rivoluzione, che poi era soltanto un'agitazione, non stava per « riuscire »: essa incubava una reazione il cui punto d'arrivo finale non era neanche De Gaulle, ma addirittura Massu con i suoi paras. E se ora gli studenti pensano di poter prescindere dal responso delle « urne borghesi » e di riprendere in aittunno le agitazioni di maggio, con gli stessi sistenii e gli stessi obiettivi, senza prendere atto della « lezione delle cose », allora a rovesciare il responso delle « urne borghesi » non saranno loro, ma appunto i paras di Massu, pronti a fermare qualsiasi n1.arciasull'Eliseo si voglia fare. Si possono mai incolpare i comunisti di avere compreso tittto questo e di 47 BibliotecaGino Bianco
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