Nord e Sud - anno XV - n. 103 - luglio 1968

I Il PCI in una fase di transizione Nell'8° congresso la concezione che potremmo definire togliattiana del centralismo democratico si affermò così ancora una volta come la co,ncezione ufficiale del partito st1i problemi dell'unità e della disciplina interna. Essa era intesa chiaramente a mantenere al partito la sua fisionomia rivoluzionaria, la fisio11omia di partito organizzato e sempre mobilitabile sia per compiti di lotta frontale che per eventuali momenti di emergenza; ma era anche chiaramente in co,ntraddizione sia con la prassi parlamentare e democratica a cui il PCI si era adeguato sia con l'accettazione del sistema democratico-parlamentare sul piano della impostazione strategica data dal partito alla sua azione storica in Italia. La polemica di Giolitti, Onofri, Diaz e altri su questo punto fu nell'8° congresso, esplicita ed energica. In seguito la posizione ufficiale del partito su tale argomento e, soprattutto, la prassi in esso vigente sono rimaste immutate e codificate nell'articolo 18 dello Statuto del PCI. Solo con l' 11 ° congresso ( 1966) ha preso una certa consistenza la posizione di parziale dissenso espressa soprattutto da Pietro Ingrao, le cui dichjarazioni in proposito meritano quindi di essere riferite per intero: « Per condurre un dialogo ideale, una azione d'impegno è necessario un partito che sia continuamente, e diffusamente capace di collegarsi a tutte le spinte potenziali positive che maturano nella società e di organizzare un movimento in cui siano uniti immediatezza e prospettiva. Ecco, mi sembra, il senso profondo del partito nuovo a cui ci hanno chiamato Gramsci e Togliatti: partito appunto di avanguardia e di massa, che è coscienza critica della classe ed al tempo stesso avanguardia reale delle masse, del popolo, della nazione. Partito che non sovrappone dall'esterno e dall'alto una coscienza politica a un movimento di massa elementare, ma fa maturare tale coscienza politica, nel movimento e dal movimento. Per queste ragioni e caratteri _. mi sembra - l'esigenza della discussione, della ricerca, della democrazia interna sono stati sempre così vivi nel no\- stro partito: e non in antitesi all'azione di massa, ma come strumento di azione di massa; e non in antitesi all'unità, ma come strumento di una unità, che non si esprima solo in un voto o in un'adesione generica, ma diventi quotidianamente operante. E perciò comprendo bene l'invito ed il monito di Longo a tutti quanti noi, a non ridurre il partito ad un club di discussione, ad unire sempre la libertà di dibattito all'impegno convinto nell'azione. E ad esso mi sento di aderire senza riserve. Il compagno Lqngo _ [ha espresso in modo molto netto le sue critiche e le sue ,preoccupazioni sulla questione della pubblicità del dibattito. Non sarei sincero se dicessì a voi che sono rimasto persuaso. Penso però che ognuno di noi, ed io per primo, non solo dovrà applicare le decisioni del congresso, ma deve tener conto dell'opinione che ci porta qui oggi il segretario del partito; delle ragioni che la motivano, della forte esigenza come frutto e conclusione ·di una ricerca e di un dibattito precongressuali, che sono stati ampi, 39 BibliotecaGino Bianco

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