Nord e Sud - anno XV - n. 103 - luglio 1968

I Il PCI in u1ia fase di transizione come sistema di rinnovamento e di integrazione della stessa o,ligarchia. Le esigenze di discussione democratica venivano ritenute ampiamente soddisfatte dai procedimenti di critica e di autocritica, rientranti tutti nel quadro dell'ortodossia imposta dall'oligarchia do1 minante, e dalla rifoI'mulazione e commento dei documenti e delle prese di posizione ufficiali del partito a livello individuale e a livello delle singole istanze organizzative. Pro,prio contro questa prassi e contro le manifestazioni formali a cui essa si accompagnava (voto palese, una·nimità delle votazioni etc.) si pronunciarono alcuni delegati all'8° congresso (Giolitti, Diaz, Bertini etc.), sollevando la questione della corresponsabilità della classe dirigente del PCI con la politica e i metodi dello stalinismo, la questio,ne della « do•ppiezza » del partito sui problemi della democrazia all'interno e all'esterno e così via. A Giolitti, che in particolare era stato più esplicito sui problemi della vita interna del partito rispose Longo, nel suo rapporto sullo Statuto che fu poi approvato dal congresso, difendendo ancora il principio e precisando la formulazione del centralismo democratico. A questo fine egli affermò soprattutto l'esigenza che tra vita democratica e centralismo democratico fosse assicurato un compatibile equilibrio: « Il centralismo democratico non deve significare, in nessun modo, soffocamento dell'iniziativa e delle organizzazioni di base .... Viceversa, la vita democratica nelle nostre organizzazioni non deve indebolire il centralismo, \ necessario al partito per condurre la lotta in modo vigoroso ed unitario (e) ) - vita intensa, vivace, fin che si vuole - non può significare anarchia» 30. I Su questo p11nto della discussione senza limiti come elemento, anarchico di disordine e causa di perdita del mordente politico e organizzativo del partito·, Longo insistette a lungo, ripetendo termini e concetti già largamente presenti nei discorsi di Togliatti e nei documenti del partito. A Giolitti, che aveva chiesto che non si impedisse la pro,secuzione della discussione sulle ,decisioni del partito a.nche dopo che esse fossero state adottate e fossero diventate vincolanti per tutti, maggioranza e minoranza, Longo rispose che ciò non era possibile. « Se lo si ammettesse, si menomerebbe gravemente la capacità d'azione del partito. Come potrebbe il partito agire unito, compatto, con slancio e sicurezza, se nel ,partito stesso, se sugli organi di stampa del partito, continuasse la polemica volta a dimostrare che l'azione intrapresa è sbagliata, inutile, foriera di chi sa quali disastri? Il partito comunista •è il partito di coloro che vogliono non solo interpretare il mondo, ma cambiarilo con la p,ropria azione. È un partito di militanti e non di disputanti all'infinito» 31. 30 I vi, p. 560. 31 I vi, p. 561. BibliotecaGino Bianco 37

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