Nord e Sud - anno XV - n. 103 - luglio 1968

Giangaetano Bartolomei questa realtà viene costruita, del n1odo in c11i i significati soggettivi divengono fattualità oggettive. Tale indagine è il compito della sociologia della conoscenza. Posto in questi termini nuovi il problema della sociologia della co• noscenza, gli Autori si volgono dapprima (in armonia con i loro assunti basilari) ad una analisi fenomenologica della realtà della vita quotidiana, per tentare di chiarificare i fondamenti della conoscenza che in tale vita quotidiana si trovano, ossia per mettere in luce le oggettivazioni di processi e di significa ti soggettivi, attraverso cui « viene costruito il mondo intersoggettivo del senso comune ». Questa analisi fenomenologica ha, per gli Autori, la natura di « prolegomeni filosofici e, in quanto tali, presociologici ». E il metodo fenomenolo,gico è da loro considerato come « puran1ente descrittivo » e, come tale, « empirico », ma non scientifico. Queste tesi, tuttavia, non sembrano esenti da alcune difficoltà, le quali possono venire così riassunte: 1) è dubbio che il metodo fenomenologico possa considerarsi come « puramente descrittivo», ovvero come filosoficamente « neutrale »; per essere tale non dovrebbe «urtare» contro nessuna delle possibili prospettive filosofiche, ma porsi addirittura su di un piano di discorso ad esse estraneo, qual'è necessariamente il piano di discorso da cui prende le mosse una qualunque indagine delle scienze naturali e matematiche; 2) pertanto: o si ammette francamente che una « sociologia della conoscenza » deve partecipare del carattere filosofico di tutte 124 BibliotecaGino Bianco le scienze umane (e allora si deve anche ammettere che il metodo f enomenologico da cui muove ha una precisa: rileva·nza filoso,fica), oppure si tenta di costrt1ire una sociologia della conoscenza come disciplina puramente empirico-descrittiva (e, in tal caso, bisogna evitare che essa rechi con sé, alla propria base, una serie di assunzioni filosofiche, quali appaiono essere quelle soggiacenti al metodo fenomenologico); 3) inoltre, bisogna aver chiaro· che una siffatta « fenomenologia della realtà della vita quotidiana » porta con sé (nel suo oggetto di indagine e nel- !' apparato linguistico, concettuale e sig11ificativo con cui si esprime) una Jimitazio•ne fondamentale: essa è il frutto di un certo mondo storicosociale, entro il cui universo culturale determinato trova verità e signi- .ficato. Come tale, più che fondamento di una sociologia della conoscenza, andrebbe trattata (cioè analizzata, compresa e spiegata) in termini di sociologia della conoscenza. In altre par9le, uomini viventi entro un differente uni verso socio-cui turale o non avrebbero nemmeno la possibilità mentale di porsi il problema di una « fenon1enologia della realtà della vita quotidiana » o, se compissero una tale analisi, farebbero uso di categorie, concetti e significati specifici del loro universo, giungendo quindi a una immagine della << realtà della vita quotidiana » assai dissimile da quella offertaci dagli Autori. Sembra, insomma, che una tale fenomenologia soffra di « occidentalismo» culturale e, benché appaia estremamente lucida e significativa, debba essere criticamente ristretta

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