Nord e Sud - anno XV - n. 103 - luglio 1968

I SOCIOLOGIA La sociologia della conoscenza di Giangaetano Bartolomei Nel loro libro The Social Construction of Reality. A Treatise in the Sociology of Knowledge (New York, :poubleday, 1966) Peter L. Berger e Thomas Luckmann muovono dalla tesi secondo cui « la realtà è costruita socialmente» e « la sociologia della conoscenza deve analizzare i processi nei quali ciò avviene»; questa disciplina, soggiungono gli Autori, deve occuparsi di tutto ciò che in una società passa per « conoscenza», indipendentemente dalla validità o meno (comunque sia misurata) di una tale « conoscenza ». Che una siffatta indagine sia utile, e perfino necessaria, è dimostrato dal peso essenziale esercitato dal fattore « conoscenza » sulle differenziazioni delle società: esse, infatti, sono in primo luogo possibili proprio facendo riferimento a ciò che in ciascuna società viene assunto come conoscenza valida. Un rapido sguardo ai precursori e ai fon datori della sociologia della conoscenza (da M. Scheler a Marx, a Dilthey, a Nietzsche, a Mannheim) e alle correnti contemporanee (strutturaliste, funzionaliste, neoweberiane, ecc.) consente agli Autori di individuare una doppia carenza di impostazione, sofferta fino ad og,gi dal problema di una sociologia della conoscenza: questa disciplina, infatti, si sarebbe ocçupata principalmente o di problemi epistemologici e me• Biblioteca Gino Bianco todologici (i quali appaiono agli Autori irresolubili entro la specifica « frame of re/ erence » della sociologia della conoscenza stessa) o di indagini empiriche, riguardanti, però, quasi esclusivamente, la sfera delle idee e del pensiero teoretico. Ora, il problema delle idee costituisce solo una parte del più vasto problema della sociologia della conoscenza: le idee infatti sono soltanto una parte di ciò che in una data società passa per « conoscenza». Pertanto, la disciplina in qt1estione dovrà studiare innanzitutto ciò che la gente « conosce » come « realtà » nella sua vita quotidiana, non teoretica o preteoretica. Riconosciuti apertamente i propri debiti verso A. Schutz, Marx, H. Plesser, A. Gehlen, Durkheim, M. Weber, G. H. Mead, la scuola simbolico-interazionista della sociologia americana, T. Parsons, ecc., gli Autori assumono come punto di partenza il carattere duale della società: la sua oggettiva « fattualità» u11ita al suo significato soggettivo. Da ciò sorge la questione centrale della teoria sociologica: come è possibile che dei significati soggettivi divengano fattualità oggettive? Ovvero: come è possibile che l'attività umana debba produrre un mondo di cose? Una adeguata comprensione della « realtà sui generis» della società esige una indagine del modo in cui 123

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