Sandto Petriccione quale trovava nella carenza di economie esterne uno degli ostacoli più gravi al successo delle nuove iniziative. Di qui partì la proposta di istitui~e dei Consorzi per le Aree ed i Nuclei di Sviluppo Industriale. Su di essi la critica ormai è accettata da tutti e non si tratta che di vedere quali sono i passi da fare per modificare la situazione esistente, e ricondurre il problema delle attrezzature delle aree industriali entro una visio,ne ed una metodologia unitarie dell'intervento, di cui si parlerà più avanti. Accanto alle indicazioni di misure di politica economica, la legge 634 apportava delle modifiche non trascurabili alla struttura organizzativa dell'intervento. Il Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno, sorto per il coordinamento con l'Amministrazione Ordinaria, assumeva anche il co1npito di coordinare i programmi della Cassa e di comunicare « alla Cassa ed ai Ministeri... le decisioni adottate in ordine ai programmi annuali delle singole o-pere ». Si deve qui fare un passo indietro e prendere in esame come il meccanismo dell'intervento straordinario ha funzionato ante 1965. Il pia,no generale degli interventi (art. 1 della legge 646 del 1950) si deve ritenere consistesse in un elenco di opere: da esso, anno per anno, sulla base delle richieste e di un giudizio sulle capacità operative degli Enti concessionari (tenendo conto degli impegni pluriennali) venivano scelte alcune opere da eseguire.· Questo per ciò che riguarda i cosiddetti interventi diretti (opere pubbliche). Per gli interventi indiretti, il cui volume dipendeva dalla propensione dei privati ad investire (trasformazione fondiaria, contributi a fondo perduto e su interessi per l'industria), si trattava di formulare delle previsioni sulla dimensione che avrebbe assunto la domanda. In pratica si fissava un certo ammontare dei fondi da destinare a co-ntributi industriali e di miglioramento fondiario, con il risultato di avere anno per anno delle deficienze o dei superi di disponibilità. In definitiva l'attuazione del piano generale degli interventi diretti e l'utilizzazio 1 ne dei fo11di per gli interventi indiretti avrebbero dovuto rappresentare il metro di efficienza dell'opera della Cassa. Invece l'impiego delle risorse finanziarie disponibili secondo le indicazioni del piano quindicennale non si è verificato per tre ordini di motivi: a) il piano era formulato in tennini fisici: senza tenere conto delle variazioni che si potevano verificare (come infatti si verificarono) nei prezzi dei fattori impiegati, per l'esecuzione delle opere previste; . b) il legislatore si è spesso sovrapposto (legge 19.9.1962) all'ordinato svolgimento dell'attuazione, indicando nuovi settori di intervento non previsti, senza allo stesso tempo provvedere alla loro copertura per mezzo di nuovi stanziamenti. Il che tra l'altro ha dato agli organi del10 BibliotecaGino Bianco
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