I Recensioni agendo quasi inco,nsapevolmente. Ma sta frattanto mutando pure l'ambiente culturale, ed i tempi registrano la piena esplosione della polemica antifeudale: all'appassionante dibattito il Villani dedica p·agine assai vive e persuasive. Dalle premesse di Genovesi alle coraggiose posizioni di Filangieri ed ail contraddittorio coi suoi avversari Grippa e Pignatel,li; dalla linea antifeudale dei magis.t,rati alla disp·uta Vivenzio'"'Canosa e dalle proposte del Delfico agli interventi di Simonetti, Dragonetti, dello stesso Galanti e tanti altri: bene, comunque, rileva l'Autore il vero valore della polemica, al di là delle formulazioni e delle fasi dialettiche, come denunzia e accusa a carico della feudalità e dello strapotere baronale dinanzi all'opinione p·ubblica. Alla fine del secolo, però, la co,ndizione del baronaggio non appare di molto mutata:· il vero nodo è costituito dal fatto che « feudalità ed antico regime formavano un nesso indissolubile; non si potevano creare uno stato moderno e un'amministrazione efficiente senza procedere all'eversione della feudalità» (p. 86--87), alla quale, peraltro, non si è ancora preparati, in quanto essa comporterebbe un assetto dello stato totalmente diverso dall'attuale. A questo punto Villani inserisce varie tabelle che danno una visione generale, in cifre, del potere feudale, da cui risulta pure la tendenza all'asso 1 rbimento, da parte del baronaggio· maggiore, delle piccole signorie. A dare la spinta risolutiva al lentissim·o meccanismo messosi in moto nel modo già visto, provvedono, infine, gli eventi dal 1799 al 1806, che affrettarono i tempi e, soprattutto, resero co,nsapevole e protagonista l'amorfa borgl1esia agraria; in particolare, l'intervento francese, in quanto promoto 1 re di un nuo•vo modello di stato che sostituisse l'antico regime, segnò la rovina della feudalità. Do,po aver ricordato il difficile e rigoroso operato della Co·mmissio 1 ne feudale ed il senso della famosa legge eversiva del 1806, l'Autore conclude con delle note sulla nuova borghesia meridionale che, « nata e oresciuta all'ombra del feudo» finiva con l'ereditarne, in parte, lo spirito cl1e ne avrebbe infrenalo lo slancio e limitato le capacità che nel Decennio francese avevano brillato di maggiore luce. Questo, per sommi capi, il discorso di Villani, del quale vogliamo 1 ulteriormente sottoLineare, come particolarmente centrata, l'analisi della nascente borghesia agrari·a, la sua composizione, la sua azione, il senso della sua contrapp·osizione rispetto al mondo feudale, in pagine esemplari che meriterebbero di essere integralmente :r,ipo1 rtate. Apprezzabili, pure, gLi ·accenni non infrequenti alla condizione della feudalità nel Cinquecento e Seicento, con le relative differenziazio,ni o analogie rispetto al periodo che si esamina: in quest'ambito rienitrano pure le puntuali considerazioni sulla politica assolutista praticata dai Borboni e quella, « .ancora in larga miisura ancorata ad una procedura consultiva» attuata invece al tempo del viceregno spagnol9, nonché le valutazioni complessive del rap,porto monarchia-baronaggio, in linea coi p,iù recenti e accreditati risultati degli studi specifici sull'argomento. Il terzo saggio, dedicato al capitalismo agrario 1 in Italia nei secoli XVIIXIX, costitud~ce, in effetti, uno· schema di ricerca « sugli elementi di sviluppo capitalistico nelle campagne fin dal loro iniziale operare, tra fo-rze 117 BibliotecaGino Bianco
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