Nord e Sud - anno XV - n. 103 - luglio 1968

Guido, D'Agostino serin d'Entrèves, e ancora Villani, che ha studiato il fenomeno per le regioni meridionali. Dal riformismo al «giacobinismo»: prendendo lè mosse da Cantimori e giungendo alle tante formulazioni diverse che hanno dato vita alla controversa questione del « giaco,binismo », Villani rintraccia un terzo importante filo,ne storia-grafico italiano. In sostanza egli ader:isce alla posizione del Saitta, per il quale il giacobinismo è energia rivoluzion,aria sempre in tensio,ne e quindi è frattura totale ·rispetto al riformismo. Accanto aii più risolutivi contrib,uti, sono ricordati gli interventi di Galasso, Diaz, e, per certi aspetti minori, di Cassese, Oingani e altri. Sul giacobinism·o e sui giacobin 1 i italiani conclude poi l'Autore con al,cu,ne notazioni assai ,pertinenti. La rassegna termina co,n un rapidissimo 1sguardo agli studi relativi all'età nap·oleonica, in cui ·si rileva la scarsa intensità del dibattito sto,riografico intorno a tale pur imp,ortante perio,do della vita politica e sociale italiana; spicca, comunque, l'opera di Carilo Zaghi e non mancano alcuni studi di buon livello. Il saggio dedicato alla questione feudale nel Regno di Napoli da Carlo di Borbone a Gioaochin·o Murat, contiene sp•unti e considerazioni assai illuminanti su quello che rappresenta il punto focal~ del prob,lema: la co·nsistenza ed il ruolo politico del baro,naggio napoletano nel peniodo considerato. L'analisi del Villani prende pertanto l'avvio dalla valutazione di questa forza protagonista della storia meridionale e, segnatamente, dell'azione che essa esplica in contrapposizio,ne alle sorgenti energie che minano il suo predominio. Naturalmente il quadro è complicato da vari alt,ri fattorii, corne l'azione del go,v·emo borbonico, lo sviluppo economico e l'incremento demografico del paese, gli stimoli della nuova cultura: il tutto co,nco,rre, h1 varia misura, a determi,nare il travagliato corso della profonda trasformazione della società meridio,nale tra Settecento e Ottocento e di ciascuna componente il Villani tiene il debito conto nel suo serrato ed organico discorso. Così pos·siamo r;iassumere, sulla scorta di quanto afferma l'Autore, la situazione a partire dai primi decenni del XVIII secolo: il baronaggio conserva so1stanzialmente intatto il suo potere, solidamente poggiato sl1ll'ese:rciz•io della giu1 risdizione ·e sul regime fiscale privilegiato a sé attribuito; di contiro, specie negli anni iniziali, la volenterosa ma sterile azione governativa. Qualcosa però, ad onta di tutto, si muove: il Regno co,nosce, i11 questi anni, una co,nfortante r,ipresa economica connessa ail rilevante incremento demografico,, che porta gli abitanti da 3 ai 5 milioni del 1791; da tale favorevo,le congiuntura, comune - su più ampia scala - all'intera Europa Occident,ale, ,trae vigore una nuova forza, « una schiera di benestanti, di prop:riietari, di nobi 1 li viventi, di civili, che sono .altra cosa dal tradizio,nale ' ceto forense ' tipico della capitale, che sono un p:articolare tipo di borghesia agraria, gli antenati prossimi dei ben noti 'galantuomini' meridional,i » (p. 61). Questo ceto, che segna la rivincita della campagna. e della provincia sulla città, guadagna lentamente terreno erodendo dal di dentro il vecchio sistema, ·senza però acquisire ancora una precisa coscienza politica e quindi 116 - Biblioteca Gino Bianco

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