Guido D'Agostino Tre saggi di storia sociale Pasquale Villani ha riunito, in un agile volume della « Biblioteca di cultura moderna» di Laterza, tre saggi già noti in quanto elaborati in precedenti occasioni e quindi in variia maniera divulgati. Soitto il titolo, appena u,n po' faticoso, di « Feudalità, riforme, capi.talismo agrario», cui è stato oppo,rtunamente apposto il sottotitolo di « Panorama di storia sociale italiana tra Sette e Ottocento », sono comp,resi la relazione presentata al recente Convegno degli Storici Italiani, tenutosi a Perugia, che è un panorama degli studi italiani più recenti sull'età delle riforme e della rivoluzione francese; quindi la relazione, ma ripresa e assai ampliata, presentata al Convegno salemitano sulla fe11dalità, che ebbe luogo qualche tempo fa, e dedicata alla questione feudale da Carlo di Borbone a Gioacchino Murat; infine, la relazione sul capitalismo agrario in Italia nei secoli XVII-XIX, presentata al II Convegno italiano-sovietico di studi storici, riunito,si a Roma nel 1966. I temi dibattuti in questi saggi rivestono il massimo interesse, appaiono tra loro collegati da nessi fondamentali e, soprattutto, sono trattati con assoluta padronanza dal Villani, che di certo può vantare intorno ai problemi del Settecento italiano, e di quello meridionale ancor più specificamente, una competenza profonda e appassionata, a lui derivata dalla lunga e puntuale consuetudine di indagine e di studio su tali argomenti. Per quanto riguarda la relazione sugli studi italiani dell'ultimo ventennio, dedicati al periodo 1748-1815, s,i deve riconoscere che non si trattava di impegno agevole, e per vari motivi, alcun\i dei quali non difficilmente intuibili; ma Villani ha fatto fronte alle ,difficoltà con serietà ed equilibrio ed il risultato è stato una rassegna attendibile e misurata. Naturalmence non ci troviamo di fronte ad una sterile e più o meno comp1'eta lista di opere e dei rispettivi autori, bensì ad un panorama oritico della situazione degli studi, pur nell'ambito e con le caratteri,stiche che tale genere di lavori solitamente hanno. L'Autore ha vrganizzato, infatti, il proprio discorso intorno ad alcuni punti-chiave cl1e hanno a loro volta rappresentato i nuolei di attrazione per gli studi storici più recenti; e di essi ha indicato, anche ~e brevemente, le ragioni e le caratteristiche. Rilevato in via preliminare che l'età compresa tra la metà del XVIII secolo ed il primo quarto del XIX, così complessa e carica di sviluppi, ha ricevuto, da parte delle nuove generazioni di studiosi italiani, la più intensa attenzione, egli ricorda le note e ormai classiche opere di Rosario Ro1 meo (Il Risorgimento in Sicilia) e di Armando Sa:itta (Filippo Buonarroti), del 1950, innovatrici - ciascuna alla propria maniera - rispetto alla tradizione corrente e destinate pertanto ad avviare, sp~cialmente la seconda, nuove ricerche in nuove d1irezioni. Già qualche anno più tardi, intorno al 1955, s,i profila una situazione nuova: lo spostamento dal piano della storia della cultura o delle dottrine poltiiche, ritenuto angusto o, almeno, parziale, al terreno più intenzionalmente co,mprens.ivo dei fenomeni sociali ed economici, « lo sviluppo economico e le classi so114 Biblioteca Gino Bianco
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