Dino Cofrancesco sua creativa inquietu,dine ci mettono un po' di tri,stezza: l'atto di fiducia nel nostro vecchio continente, assunto a centro della storia dell'uomo, ci trova dubbiosi ed esitanti, c'induce ad una serie di considerazioni tutt'altro, che ottimistiche, anche indipendentemente dalla put terrificante lezione bellica e dai campi di sterminio. Rileggiamo qualche frase di Hazard. « Che cos'è l'Europ·a? - egli si chiede al termine della sua fatica. - Un pensiero sempre insoddisfatto. In Euro,pa si disfa durante la notte la tela che il giorno ha tessuta; si provano altri fili, si ordiscono altre trame, e ogni mattino risuona lo strepito degli opifici che fab,bricano, trepidando, qualcosa di nuovo ». Tornano alla memoria quelle famose pagine di Voltaire dove si paragona la lentezza asiatica allo spirito febb 1 rile e di•namico di Parigi: p·agine belle, forse commoventi, ma cl1e oggi non convincono più. Oggi l'Europa è stanca e la feb·b·re attivistica di cui parla l'Hazard - sempre posto che sia ancora un valore - non si trova a Parigi o a Londra, ma a Mosca e a New York. E questa ,stanchezza nor1 è affatto accidentale, ma in un certo sen·so metafisica. E si riesce veramente a compren 1 derla laddove si rifletta a quella dimensione negativa ,dell'illuminismo europeo che libri come la Dialettica dell'illuminismo di Adorno hanno insegnato a cogliere in tutta la sua tragica con·sistenza. La « mentalità geometrica», con la quale gli europei hanno costruito la loro civi1 ltà, da tempo ormai non ·si associa più al pensiero di un'umanità che co•rre felice verso il progresso e la felicità, ma, semmai, al~a razionalità del taylorismo e, per contrapposizione, alla protesta romantica, senz-'altro anarchica, dell'omino di « Tem1 pi moderni» e di « Luci del1 la città», ultimo, paradossale, difensore dell',uomo. « L'illuminismo, afferma l'Hazard, è fiducia nell'umano che circoscrive tutte 1le realtà, risolve tutti i problemi e considera inesistenti quelli che è incapace di ri1 solvere e racchiude in sé tutte le speranze». Ancora una volta quanta grandezza nell'il·luminismo, ma quanti, tragici, limiti! Il conoscere, infatti, si è talmente assimilato al fare, che il funzionale è stato elevato a fine ultimo dell'attività umana e a suo metro di giudizio. L'utop 1 ia è stata bandita dal mondo umano e il progetto che ha as,su1 nto il terreno a orizzonte del suo conoscere e ,del suo operare ha finito col rendere il terreno sempre più noto e banale da privarlo di ogni possibilità di essere trasceso e superato in un mondo migliore. L'ultimo illu1nirnsta, Pareto, ha gettato la maschera: sul piano economico e sociale, ha insegnato, un interesse vale ·l'altro e non si vede perché la borghesia debba fare l'interesse di chi la minaccia, accettando un'ideologia umanitaria, democratica, imbelle che finirà col travolgerla. Pareto, è vero, non crede p,iù ail progresso dell'umanità, ma crede in quello della scienza e della tecnica e per scienza intende modelli rigorosamente matematici, da cui l'arazionale è, nemmeno a dirlo, bandito 1 senza possibilità d'ap,pello. Oggi, purtroppo, l'illuminismo non è più adamantino e liberatore e della tela da disfare continuamente l'Europa .diffida. Steele e Addison potevano pure affermare che « il mercante vale più del gentleman, che esso procura 112 - Bibliotec Gino Bianco
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