Nord e Sud - anno XV - n. 103 - luglio 1968

Recensioni tifiche e morali nella letteratura in genere è, almeno per gran parte degli autori esaminati, « una peninace volontà di distruzione. No,n c'è tradizione che non venga contestata, idea che sia ammessa, autor.ità che sia risparmiata». E ancora: « È il trio·nfo della mentalità geometrica. Regolare ogni cosa con la squadra e co,n il compasso, ordinare secondo il numero e la misura: tale desiderio ossessiona gli autori, persiste sin nei loro so,gni e nelle loro follie. Questa tendenza eguagliatrice è tremenda e inflessibile. Investe tutte le manifestazioni della vita, persino il linguaggio ( ...) si applica alle abitaZJioni. Delle vie regolari, dei grandi edifici quadrati tutti eguali: ecco una città ben co1struita ». È l'epoca in cui viaggiare non significa, romanticamente, provare nuo,ve, ineffabili, sensazioni perso,nali, ma « confro,ntare i costumi, le idee, le filosofie, le relrigioni; acquistare i·l senso del relativo, contraddire, dubitare». La storia, identificata col ricordo del vecchio e degli erro1ri antichi, fa bancarotta. Quando si afferma che « prima si faceva così », dichiara Cartesio, sii afferma soltanto che prima si sbagliava. E lo stesso Cartesio scrive candidamente che « un gentiluo,mo non è tenuto a sapere il greco o i·l latino, non più che lo svizzero e il b,retone; e la sto,ria dell'impero germanico e romano, no11 è più importante di quella del più piccolo stato euro 1 peo »; e le sue parole valgono forse più della rivoluzione vittoriosa del Cromwell. Fontenelle rincara la dose e dichiara che « il presente deve occuparsi solo del presente » perché il passato non è che un insieme confuso di errori, di false sup,po,sizioni, di superstizioni. E lontano dal frastuono del mondo, « l'ebreo maledetto di Amsterdam», Spino~a, scrive nel ,suo Tractatus theologico-politicus che la storia politica è la storia della violenza, dell'usurpazione, dei troni co·nquistati col sangue dei liberi. Negli Stati che si vanno affermando e contendono alla Francia l'egemonia culturale e politica in Europa, trionfa il calvinismo, interpretato non tanto come tragica, agosti,niana, consapevolezza del dramma umano e co1smico della predestinaz.:ione, quanto come « una ribellione della coscienza individuale cont,ro il'intervento dell'autorità nelle questioni di fede ». Esso alimenta mille sette, mille scuole filosofiche e religiose, fino al momento che lascerà in eredità la sua contestaziione ai liberi pensatori, ai deisti, ai libertini. Ma se il libero esame, l'esigenza libertaria in fatto di religione, riescono veramente a sconvolgere le medievali fondamenta di una civiltà e di una teologia, ciò si deve pur sempre alla lezione cartesiana che ha operato in profondità. Le Meditazioni metafisiche al tempo stesso che difen,dono 1 la religione dal libertinaggio « lo corroborano e lo rafforzano». L'esigenza content1tavi, infatti, « preco)nizza l'esame, la critica, esige imperio,samente l'evidenza», fa della ragione l'unico organo di conoscenza, non concede nul•la allo spon.: taneo, all'arazionale, all'istinto. Tennine, quest'ultimo, disgustoso e preoccupante che impensierirà a lungo il «razionale» Fontenelle fin quando potrà liberarsi del pro 1 blema col definire l'isti,nto « una ragione che esita, che non ha ancora effettuato la propria scelta». J. Le Clerc, che afferma, sicuro: « La cultu-ra, anche se c'è chi ne abusa, 109 BibliotecaGino Bianco

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