Nord e Sud - anno XV - n. 103 - luglio 1968

Considerazioni intorno al teatro Bosio, o « scappare con le ballerine », come dice Flaiano. Si tratta di instaurare un rapporto totalmente nuovo. Rinunciando a molte delle esperienze passate. E individuare la differenza che c'è tra lo scrivere per teatro o lo scrivere un romanzo. Per scrivere un romanzo, sia il romanzo realista o fantastico, psicologico o d'azione, lo scrittore affonda nel proprio interno, all'interno di tutto ciò che costituisce il suo mondo intellettuale, e inizia un dialogo che deve essere chiaro, limpido dialogo dell'affondare e del riprodurre tale affondare. Sarà poi il procedimento della narrazione che porterà alla dimensione realistica o a quella fantastica. E quel procedimento avviene a luci spiegate o spente, nel chiasso o nel silenzio, in riva al mare o in ufficio, su una montagna o su un treno 1 • Ma vale per la sua capacità di totale astrazione e con1e riproduzione di quell'accordo di verità che è il risultato del dialogo tra sé stesso e la realtà che sta in fondo alla propria esperienza, lungamente filtrata e che ora sta lì, materia pronta ad attendere il modo di uscire ed esprimersi. Attende la sua scrittura. In questo momento l'uomo diventa narratore, nel senso che narra riproducendolo su fogli quel dialogo. Quei fogli diventano Romanzo. Romanzo che non a1nmette altro intervento che non sia quello dell'uomo divenuto narratore, Romanzo che perché sia davvero Romanzo necessita di continua meditazione e di continuo approfondimento. Necessita di solitudine e di infinite riletture. La cui unica verifica è appunto tale rilettura e il conseguente affondare continuo e isolato. Poi il narratore avrà bisogno di una casa editrice, ma sarà necessità affatto strumentale, avrà cioè bisogno di un meroante che sappia imporre ai lettori il Romanzo, oppure che sappia imporlo a pochi percl1é il Romanzo sarà destinato a pochi, o sarà Romanzo da attaccare come manifesto ,ai muri o da bruciare dopo averlo scritto. In ogni caso quel dialogo e il suo risultato espresso, questo è Romanzo. Ma tale rapporto diretto non c'è proprio più quando lo scrittore si mette a comporre per il teatro. Al linguaggio del romanzo, linguaggio che lo scrittore medita appena inizia il dialogo con sé stesso, si sostituisce ·una pluralità di linguaggi che lo scritto-re di teatro deve assolutamente saper maneggiare, proprio brutalmente. Quel linguaggio che riempie del tutto la ricerca del narratore, in termini teatrali ha scarsissima importanza. È momento di una pluralità linguistica, momento che implica e impegna solo la prima fase della stesura, che è destinato a mutare di continuo, non più per intervento solo dello scrittore. Così la scrittura teatrale è unione di scenografia, dialogo, gesti, urla, musica. luci. Accade che il r:iarratore si trovi disorientato e pensi di poter usare in teatro la stessa tecnica del romanzo. Così non è sufficiente segar tavole e 103 BibliotecaGino Bianco

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