Nord e Sud - anno XV - n. 102 - giugno 1968

L'editoria italiana e una cultura tarne il risanamento. Facendo circolare idee, presentandole bene, in modo rigoroso. Seguendo il mutamento, ma il mutamento profondo, reale, non quello vistoso e quindi dubbio. E quindi i libri che si devono e dovremo fare sono i libri che mettono i giovani in presa diretta con quanto si va oggi elaborando in Francia, in Inghilterra, negli Stati Uniti, nell'Unione Sovietica, nelle scienze naturali, nelle applicazioni tecniche, nei modi di studiare e di applicare, nella filosofia, nella sociologia, nell'antropologia, nella linguistica, nella psicologia e nella letteratura. Che espongano le teorie nuove e le n1et9dologie più puntuali in quei settori che la cultura italiana tradizionale non coltiva con particolare intensità. Che mettano chi lavora e ricerca e si sforza di migliorare il proprio lavoro nella possibilità di sapere cosa si fa in quegli stessi mesi altrove, perché lo traduca nella propria realtà e lo renda operante. Sono e dovranno essere opere istituzionali senza le quali non si ha cultura ma solo una sterile apparenza di cultura. L'editore deve avere il coraggio di affermare che sì, fa libri difficili: libri che esigono applicazione, studio. Perché solo così la cultura oltrepassa il rischio del puro abbellimento e diviene ciò che deve essere: ml..1tamento dell'uomo, sua trasformazione, nel senso di autotrasformazione. E qui voglio inserire un accenno alle dispense, a quei testi che formano la parte maggiore dei libri di studio degli studenti universitari. Vi sono eccezioni, è vero, e forse numerose, ma nella sostanza il fenomeno è negativo. Le dispense universitarie sono in genere scritte con il criterio del minimo sforzo e del minimo rendimento. Il presupposto mentale, inconscio se si vuole, è che debbano contenere tutto e solo ciò che, meccanicamente memorizzato, deve servire a strappare la sufficienza minima. Ma il nostro paese non ha certo bisogno di studiosi dalla sufficienza minima. L'intelligenza è, alla fine, anche ricchezza, ricchezza sociale. E, per inciso, le dispense costano caro : il doppio di un libro di egual numero di pagine. Non così si contribuisce all'accrescimento culturale degli studenti, che sono studenti oggi per ·essere domani immessi nel mondo del lavoro - dall'insegnamento ai servizi sociali, all'amministrazione alla· produzione. E che dovranno ancora avere bisogno di raffinare, specificare il· loro bagaglio, culturale, di tenerlo vivo e in linea con le nuove conoscenze. · Un retroterra insicuro, formato su dispense dubbie, su libri vecchi prima di nascere, su compendi_ superficiali,· oppure, ma è lo stesso, su 1 quei tre o quattro libri clamorosi, ultimissimi, - un retroterra culturale di questo tipo vuole dire debolezza per sempre, necrosi dopo pochi anni. 97 . Bibiiotecaginobianco

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