Nord e Sud - anno XV - n. 102 - giugno 1968

.. L'editoria italiana e una cultura spettare i problemi della cultura secondo la serie dei loro aspetti primari, e naturalmente dall'angolo •visuale dei problemi dell'editoria. Cercherà di evitare categorie come « moda cultt1rale », « integrazione », « apocalisse» , categorie che rischiano di bruciarsi in corto circuito, della cognizione. Si sforzerà invece di portare alla lt1ce i reali problemi che questi termini sottendono e tante volte occultano. Si propone di esplicitare i rapporti di fatto tra l'editoria italiana e la cultura italiana, oggi piì1 o meno bene congegnati. Vuole analizzarne le linee di fondo, additare i punti in cui tali linee debbono essere portate avanti. L'editore, ho detto, si trova a un raccordo della vita nazionale. Co111e è fatto questo raccordo? Quando l'editore decide di fare un libro, una collana di libri, si trova innanzitutto a dover rispondere a una serie di quesiti. Deve dare un giudizio sul valore culturale intrinseco del libro, sul suo costo e sul suo esito commerciale, e sulla fondatezza della proposta culturale che sta avanzando. Si serve, naturalmente, del parere dei suoi collaboratori e dei suoi consulenti. Vorrei qui aggiungere che un fenomeno positivo per l'editoria è stato, negli ultimi anni, il miglioramento qualitativo dei funzionari e redattori e il sempre più fiducioso rapporto instaurato da molte case editrici con i consulenti, sia del mondo universitario, sia dei critici e studiosi « in proprio ». Tutto ciò per dirvi, anche e tra parentesi, che il libro è una realtà complessa, importante e delicata più di quanto no,n si creda. E solo l'editore, alla fine, è colui che maneggia la briglia di giudizio composta dai tanti criteri delle tante risposte ai quesiti che vi ho accennati. E per il luogo in cui si trova, solo l'editore può abbracciare tutto quel contesto in cui il libro - un'idea racchiusa nel piombo del libro - rinviene il proprio atto di nascita, la sua destinazione, la sua finalità. Per grandi cenni, ecco il contesto. Alle spalle e intorno a sé ha una realtà culturale e, perché no? economica, già data, mobile ma precostituita. Di fronte a sé ha una entità vasta, non chiara eppure formata da fasce già più distinte e in realtà da singoli individui: il pubblico. Il pubblico non è solo cliente, e, come oggi si dice, consumatore, fruitore; è qualcosa di più, sono le persone che vogliono sapere, o sapere di più, per capire meglio sé, i propri e· altrui problemi, ciò che succede o è successo in Italia e fuori. Sono i giovani, è stato opinato di recente. È vero, ma direi meglio: sono soprattutto- i giovani, no11 soltanto loro. Il pubblico è, al limite, l'ansia di conoscere e migliorare del paese stesso. L'Italia è paese che legge poco, si dice. Ed è non vero, ma verissimo. Le statistiche lo dimostrano, le ragioni storiche note a tutti lo spiegano. 1 Oggi, vi si aggiunge il vento dei consumi, la critica, ben colorata, ben zuccherata, sotterranea persuasione a divertirsi sempre, a pensare poco. 93 Bibliotecag.inobianco

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