Nord e Sud - anno XV - n. 102 - giugno 1968

.. /I. Adriana Bich privata che chiede alla scuola di Stato di « preparare i giovani a svolgere specifici lavori richiesti dalle particolari tecnologie in uso presso ciascuna azienda» per « soddisfare le esigenze del reclutamento_ nel mod'o più economico e per minimizzare gli investimenti nel campo dell'addestramento, professionale ». D'altra parte, è diritto e dovere dello Stato difendere, nella possibilità -per ognuno cli esplicare intera la propria personalità, la libertà fondamentale dell'uomo, quella 1dello spirito. Perciò la scuola replica ricordando l'importanza della formazione di base, che deve anzi essere vasta anche per ragioni pratiche, prospettando « l'esigenza dell'interdisciplinarità» che sola permette una certa intercambiabilità tra le funzioni dei lavoratori, senza la quale la loro preparazio,ne, col progresso e col mutamento continuo delle tecniche, risulterebbe in breve un investimento antieconomico. Afferma poi che « scaturisce dalla natura umana il diritto di partecipare ai beni della cultura», ed infine lamenta anch'essa che « chi fa le leggi sull'istruzione. professionale spesso non conosce a fondo il problema » perché le commissioni parlamen- ·tari « sono costituite, per la quasi totalità, di professori di liceo, di lettere o di filosofia ». A questo punto, appare un altro aspetto della questione. Ci si accorge, infatti, che su· questa scuola -pesa il contrasto non solo tra i suoi diversi scopi, formativo e addestrativo, ma anche tra due modi di concepire la cultura, il dissidio cioè tra le « •due cult~re », la scientifica e la umanistica. Esso, veramente, è già presente nella formulazione e nello svolgimento dei programmi di ogni tipo· di scuola, in Italia, perché vi è una diversa concezione delle discipline « scientifiche » e « letterarie» che dà loro un peso differente. Poiché si perpetua il pregiudizio quattrocentesco degli « studia humanitatis », per cui l'uomo si realizza solo nell'« otium litterarum », le materie « scientifiche » sono co,nsiderate sem·pre in sottordine rispetto alle altre. Con assoluta in1differenza per il loro aspetto storico, logico, epistemologico, esse ·sono apprese in modo piattamente strumentale, senza che dalla loro applicazione immediata, che oltretutto per le scuole non professionali si riduce a vuota esercitazione scolastica, si sappia sollevare lo sguardo alla teoreticità dell'insieme. Un esem1 pio tipico ed estremo del carattere paternalistico che ·hanno ancor oggi ,da· noi gli studi medi, è forse dato dalla situazione delle discipline giuridiche. Occorre premettere che l'accesso alla facoltà di legge ancor oggi è negato ai diplomati degli istituti tecnici. Assurdamente, però, non ci sono materie legali nel programma del liceo. Nozioni· di esse vengono impartite, invece, come strumenti professionali, ai ragionieri e ai geometri. ·Ovviamente, l'insegnamento è tenuto a un livello « pratico», ossia nozionistico e catecl1istico, e il carattere per loro esoterico del complesso di tali scienze, :accentua il senso di inferiorità di questi iloti della cultura, cui in pillole viene somministrata una conoscenza che sareb 1 be fra le più formative civicamente e umanamente. Insom·ma, alle discipline scientifiche, in certe scuole, ·manca· proprio la scientificità. -52 i oliotecaginobianeo

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