Mario Pendinelli mente diversa da chi invece ha concesso l'azienda a mezzadria o a colonia o, addirittura, in affitto. Questa verità si sta facendo sempre più strada ed ha già incrinato la concezione corporativa del vecchio gruppo dirigente della Confagricoltura. Una parte del merito di tutto ciò spetta proprio ai giovani dell'ANGA che, oggi, sembrano costituire una delle novità più interessanti del nostro policromo mondo rurale. Il loro discorso sull'agricoltura « professionale», inteso come superamento• delle forme di conduzione arretrate, sem,bra assumere sempre più il valore di una contestazione non solo nei confronti della « vocazione fondiaria» della Confagricoltura ma anche della politica assistenziale e p•atemalistica invocata ,da Bono,mi. E lo si è visto in occasione della Conferenza _Nazionale dell'Agricoltura, nel 1961, attraverso l'intervento - svolto in quella sede - da un qualificato dirigente dell'ANGA, il dott. Alfredo Diana. Fin da allora, infatti, la Confagricoltura ha cercato in tutti i modi di far rientrare l'azione ,di questi gruppi nei ranghi ed è sembrato, anzi, che dovesse riuscirci col passaggio del segretario nazionale e di qualche altro esponente dell'ANGA nella burocrazia confederale. La manovra, tuttavia, non sembra essere stata coronata da successo. E questo lo si è visto, appunto, nel corso del « Convegno del Ventennale» al quale ci siamo riferiti. In che cosa consista esattamente questa « spinta verso il nuovo » che i « giovani leoni» dell'ANGA auspicano lo si legge, d'altronde, in una pubblicazione edita, di recente, a cura della associazione (/ tecnici agricoli e la terra): « Il mondo di domani - vi si legge - sarà un mondo estremamente diverso da quello che ab,biamo imparato a conoscere anche in questi anni della cosiddetta rivoluzione agricola... i prossimi dieci anni saranno per la agricoltura europea più rivoluzionari dei precedenti venti. D'altra parte, il progresso tecnologico e la necessità di abbassare sempre più i costi di pro·duzione, per venire incontro alle esigenze del consumatore e per sopperire alle necessità di vasta parte dell'umanità, impongono che anche l'agricoltura italiana sia prevalentemente, se non esclusivamente, realizzata sulla base di aziende efficienti condotte da imprenditori capaci che realmente abbiano le cognizioni tecniche e lo· spirito di intrapresa necessari ad essere dei veri capi d'impresa ». A nostro avviso è tuttavia ancora prematuro esprimere un giudizio sulle effettive possibilità che questi gruppi hanno di incidere sulle scelte dell'organizzazione degli agricoltori. Certamente non è senza significato che, proprio mentre Gaetani cerca l'alleanza con Rumor, i giovani imprenditori abbiano riaffermato la loro presenza critica nei confronti della politica agraria portata avanti dal grup,po dirigente della Confagricoltura. Da qualche tempo la battaglia d'opinione, che i gruppi più avanzati della cultura e della politica avevano iniziato dieci anni fa per democratizzare le -strutture del nostro mo,ndo rurale - prima tra tutte la Federconsorzi - si è un po' assopita. È im,portante e, in un certo senso, singolare che il richiamo 50 • Bibiiotecaginobianco
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