Nord e Sud - anno XV - n. 102 - giugno 1968

I Note della Redazione nale; ossia un tipo di elezione in cui il prestigio personale del candidato ha un peso superiore a quello del simbolo cui il candidato stesso è collegato. Non è certamente un caso il fatto che molti partiti, a sinistra come a destra, abbiano incluso nelle loro liste senatoriali personalità cosiddette « indipendenti», tali cioè da convogliare su quelle liste il suffragio di elettori politicamente orientati verso altre forze politiche e che quel loro diverso orienta,nento avrebbero espresso nel voto per la Ca11iera dei Deputati. Di questo comportamento << bivalente » di molti elettori, si sono avute nartizie un po' dappertutto. Chi non sa, per esen1pio, che più di un n1ilitante del PSV, particolarmente in certe zone del Mezzogiorno, si è rifiutato di sostenere con il proprio voto taluni candidati al Senato provenienti dall'ex partito socialdemocratico, i quali si erano resi noti in passato per il loro trasforn1ismo politico e per le loro vocazioni clientelari? Questo non . spiega, naturaln1ente, la maggior percentuale ottenuta dai socialisti nelle elezioni per il Senato, 1na è comunque u.n esen,zpio di voti di un partito trasf cri ti, nelle elezioni per il Senato, ad altre liste, o che si sono trasfor,nati Ì!l schede bianche. E di questi fiussi e rifiussi tra le varie liste ce ne sono stati n1olti. Per fare un altro esempio, non senibra infondata la supposizione che gli abbinamenti senatoriali tra PCI e PSIUP non abbiano soddisfatto la totalità dei n1ilitanti coniunisti e socialproletari, e che questa scarsa soddisfazione si sia tradotta in un corrispondente auniento delle schede bianche (per il Senato) ad opera degli scontenti. Non si deve din1enticare, difatti, che il numero delle schede bianche 11elle elezioni senatoriali è stato di gran lunga supriore al nunzero delle schede bianche per la Caniera ( 1.082.597 co11tro 635.392), e ciò 1nalgrado il diminuito numero di elettori, proprio per l'esclusione delle leve giovanili. Ed è anche significativo che il nurnero dei voti ottenuti insi~me JJer il Senato dal PCI e dal PSIU P sia quasi uguale al nu111ero dei voti ottenuti per la Camera dal solo PCI ( 8.580.476 contro 8.555.131). Sei11bra dunque attendibile l'ipotesi, prima accennata, di un certo astensionis1110 da parte degli elettori del PCI e del PSIVP nelle elezioni per il Senato. Quanto alla DC, 1nolti elementi autorizzano a ritenere che, nelle votazioni per la Ca,nera ( e solo per quelle, naturaln1ente) abbia funzion.ato il solito criterio della « diga »: in tal caso, sarebbero stati gli elettori n1oderati, più che i giova11i, a portare i voti dc per la Camera a 12.428.663 ( contro i 10.955.458 per il Senato). Insomma, un confronto tra i dati elettorali per la Camera e quelli per il Senato, al fine di accertare le scelte elettorali dei giovani, rischia di portare a conclusioni troppo semplicistiche, e di validità più che discutibile. Tornando ai socialisti, se è vero che la percentuale da essi conseguita alle elezioni senatoriali è stata più alta della percentuale conseguita alle elezioni per la Ca,nera, è però anche vero che, in ter1-11ini quantitativi, i voti complessiva,nente ottenuti dal PSU per la Can1era hanno superato di circa 250.000 unità i voti che lo stesso partito ha tota'lizzato per il Senato. Se ne potrebbe dedurre una confluenza di voti giovanili sulle liste socialiste:'" proprio quel?a confluenza che il confronto tra le percentuali porta a negare. E ancora: chi può ragionevolmente ritenere che i giovani abbiano po41 Bibliotecaginobianco

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