Nord e Sud - anno XV - n. 102 - giugno 1968

... I I Un piano di sviluppo per l'Irpinia 9. La rio.rganizzazione dell'agricoltura. Per quanto importanti possano essere per lo sviluppo della provincia le nuove attività industriali e turistiche, delle quali abbiamo parlato, il primo compito di un piano di sviluppo è quello di mettere in atto, quanto occorre per accrescere la pro•duzione agricola, riorganizzarla 11elle strutture e stabilizzarla in relazione ai prezzi e ai mercati. L'agricoltura dell'Irpinia è diversa da parte a parte. La prima ripartizio.ne da fare è quella tra aree ad agricoltura inten- · siva, aree ad eco·nomia montana ed aree ad agricoltura tradizionale. Le prime occupano il 15% della superficie territoriale, il 17% della superficie coltivata, il 17% degli addetti agricoli della provincia, n1a ottengono il 44% del valore della produzione agricola totale. Le seconde il 18% della superficie territoriale, appena il 79/odella superficie coltivata, il 7% degli addetti agricoli e ottengono il 109/o del valore complessivo della produzione agraria e forestale. Le terze, infine, - che rappresentano il grosso della provincia - occupano il 67% della superficie territoriale, il 76% della superficie coltivata, il 76% degli addetti agricoli e danno luogo• appena al 46% del valore complessivo- della produzione agraria e forestale. Passando al dettaglio, il gruppo delle aree ad agricoltura intensiva si divide, a sua volta, in due: 1) piccole aree di pianura a prevalente indirizzo orto-frutticolo (Piana di Montoro, Valle di Lauro, Piana di Baiano, Valle Caudina); e 2) aree arborate con prevalentemente co1tura del nocciuolo nelle immediate vicinanze di Avellino. Malgrado la limitata superficie delle prime (3,4% ), se ne ricava il 14?/o del valore della produzione, con valori medi per ettaro ormai superiori al milione di lire. Le seconde, a loro volta, se occupano. il 14% della superficie coltivata, ottengono il 30% del valore della produzione, con valori medi per ettaro di 500 mila lire, pari alla metà delle altre. Entrambe le aree hanno raddoppiato circa il valore della produzione, tra il 1950 ed oggi. Anche se in esse sussistono rapporti contrattuali di affitto o colonia, si può dire che non vi siano allo stato acuto pro·blemi sociali, pro1 prio perché il continuo aumento del valore della produzione consente un graduale aumento dei redditi di lavoro. I principali problemi si hanno, quindi, in relazione o all'estremo· frazio·namento della proprietà e delle imprese o alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti. Una sistematica azione rivolta verso un ulteriore miglioramento della produ-· zione e una migliore organizzazione dei mercati e delle industrie trasformatrici consentirebbe di creare in queste zone un sostanziale miglioramento del tenore e delle condizioni di vita dei coltivatori. Interventi di questo genere vanno,. pertanto, previsti nel piano economico di sviluppo 33 Bi• liotecagìnobianco

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