Nord e Sud - anno XV - n. 102 - giugno 1968

... Manlio Rossi Daria stra dalle altre province, sia cresciuto sin·o a collocarci all'ultimo posto della graduatoria nazionale; allo stesso modo che non c'è da meravigliarsi se, nello stesso quindicennio, siano partite q~asi 150 mila persone, ossia il 31% della popolazione totale, e il 40-50% in parecchi comuni dell'alta Irpinia. Sono quasi quindici anni da che il grosso torrente dell'emigrazione ha cominciato a muoversi, lo abbiamo lasciato ingrossare senza nulla fare, non dico per arrestarlo, ma almeno per guidarlo, e per ripararne le più grosse rovine, e a11cora stiamo a discutere come si sarebbe potuto evitare. In altra sede ho detto cosa si deve, cosa si può fare, sia pure con quindici anni di ritardo, per risolvere civilmente alcuni dei più angosciosi problemi che esso lascia dietro di sé. Nel seguito di questa relazione dirò cosa si può, cosa si deve fare per riordinare la nostra agricoltura e renderla così st1scettibile di assicurare a chi resta e a chi ritorna un reddito ed un tenore di vita accettabili. l\1a dire e lasciar credere che l'emjgrazione fosse evitabile è da irresponsabili. Le cifre sono lì, note a tutti, e dicono che, se i nostri uomini non fossero partiti, sarebbero rimasti per oltre il 50?/o disoccupati e le loro famiglie in uno stato di miseria beli più duro di quello conosciuto in passato. Si calcola che delle circa 150 mila unità lavorative che l'agricoltura contava nel 1951, il 40% fossero occupati « marginali» e solo il 60~'6 « permanenti ». Oggi, dopo l'emigrazione, il loro numero complessivo si è ridotto a meno di 90 mila, per il 90% circa « permanenti » e per il 109/o soltanto occupati « marginali ». Grazie all'esodo - che è fenomeno comu11e a tutte le agricolture dei paesi in via di sviluppo, capitalisti 01 socialisti che siano - si è ricostituito, finalmente, un equilibrio tra forze di lavoro e risorse, rotto nei decenni precedenti; si è aperta la via al superamento della tradizionale miseria. Si è creata, cioè, la fondamentale condizione per il riordinamento dell'agricoltura, che è oggi un compito i11sieme indispensabile e possibile. Quel che è vero - e che ci deve dar da pensare - è cl1e il torrente emigratorio si è gonfiato in modo tanto impetuoso e incontrollato da lasciar dietro di sé grossi pro-blen1i e grosse difficoltà, cl1e solo un rapido camqiamento di rotta può consentire di risolvere. Vedremo in seguito come ciò possa avvenire. Qui ci basta concludere che, per quanto doloroso, il fenomeno - indubbiamente negativo, nella mis_ura in cui si è spinto troppo oltre - è stato sostanzialmente positivo, perch~ ha con24 Bibliotecaginobìanco

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