... Manlio Rossi Daria · · · gioni interne, collinari e montane, dell'Italia meridionale, dagli Abruzzi all'estrema punta della Calabria, nonché della Sicilia e della Sardegna. Arroccata ad uno dei complessi montani più suggestivi dell'Appennino, l'Irpinia è un insieme di terre collinari, ·di valli e di pianure di considerevole valore, in condizioni climatiche in parte buone e in parte meno buone, per effetto delle severe siccità primaverili-estive. Come tale essa è sede da secoli, per non dir da millenni, di una solida agricoltura, regolata dalla robustezza e saggezza delle popolazioni, che - se non hanno mai risparmiato il lavoro per trarre dalla terra quanto più era possibile - hanno anche saputo accettare, in ogni periodo della loro storia, di battere le dure strade dell'emigrazione. Agricoltura e emigrazione hanno così costituito, per quasi due secoli - i secoli in cui è cresciuta la nostra moderna civiltà - gli esclusivi pilastri sui quali si è retta l'esistenza della regio11e. La po-polazione - cresciuta rapidamente nella seconda metà del settecento - è restata, infatti, pressoché stazionaria dal principio del secolo scorso sino al 1920, perché nel frattempo sono emigrate complessivamente 450 mila persone, 200 mila tra il 1800 e il 1860, 50 mila nei vent'anni successivi ed altre 200 mila nel quarantennio compreso tra il 1880 e il 1920. Nel corso di questa lunga storia le nostre popolazioni contadine hanno portato a termine una loro silenziosa rivoluzione sociale. Soggetti · nel settecento ·- come tutti i contadini meridionali - ai rapporti feudali, sopraffatti nel corso dell'ottocento dalla aggressiva formazione della proprietà fondiaria « borghese )>, esse hanno prima duramente lottato per salvaguardare i loro diritti d'uso civico, e successivamente per acquistare - anno per anno, pezzo per pezzo, con, il duro lavoro e il duro risparmio, approfittando di ogni circostanza, mettendo a frutto i guadagni in terra straniera - la terra che lavoravano, o per affrancarla - e ancora non ci sono pienamente riusciti - dai censi e dai livelli. Dei 180 mila ettari dj terre coltivabili, oltre 1'80% è oggi, così, di proprietà contadina, anche se frammentata all'eccesso e dispersa per il modo stesso in cui si è formata e ripartita tra gli eredi. Un certo equilibrio - sia pure a livelli di reddito assai modesti - si è così creato e mantenuto attraverso i decenni, per rompersi dram-. maticamente nel ventennio fascista. Dopo iJ 1920, infatti, l'interruzione dell'emigrazione verso l'America, la successiva depressione econo-mica mon·diale, le restrizioni alle emigrazioni interne imposte dal fascismo e la contemporanea rapida diminuzione della mortalità e la non diminuita natalità, determinarono tra noi un forte aumento di popolazione e una -paurosa disoccupazione di fatto, anche se mascherata dalla prevalenza della prop-rietà coltivatrice. Tra il 1920 e la seconda guerra mondiale 22 ...... Bibliotecaginob·ianco
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