Nord e Sud - anno XV - n. 102 - giugno 1968

Francesco Compagna · · lato La Malfa al « Fiorentini ». E quanto al Vietn·am ed al Medio Oriente, è evidente, mi sembra, che il 11ostro paese non ha possibilità di influire diretta1nente su queste situazioni. Le azioni di tipo _lapiriano• si sono dimostrate per quello che erano: velleitarie e: confusionarie. La sola prospettiva che a noi si offre di influire direttamente sulla situazione mondiale è oggi quella di contribuire per la nostra parte alla disten.- sione fra Stati Uniti e U11io11eSovietica: e la distensio,ne passa per il trattato di non proliferazione. Per il resto, dicia1nolo francamente, fi110 a quando non avremo t1nificato l'Europa, l'influenza diretta dell'Italia sulle grandi scelte della politica mondiale non può essere che molto debole. Credo che questa nostra osservazione risulti sufficientemente provata quando si pensi all'indebolimento progressivo· dell'influenza esercitata dall'Inghilterra e agli effetti più 11egativi che positivi del tipo di influenza che cerca di esercitare la Francia. Ma questo nostro· paese, la cui influenza sulle scelte della politica mondiale è debole, comincia a poter vantare un suo prestigio che gli consente di sedere onorevol111ente e anche autorevolmente nei consessi internazionali e di esercitare un'influe11za indiretta anche sulle vicende internazionali. Il prestigio dell'Italia: ma questo p~estigio deriva anche e soprattutto dalla co11seguita stabilità democratica, cui accennavo- agli iniz~. Riportiamo, dunque, il 11ostro sguardo sulla scena italiana; e don1andiamoci quali sono i motivi di preoccupazione che dobbiamq responsabilmente tenere presenti per qt1anto riguarda la relativa stabilità democratica acquisita dal nostro paese nel peri~do che corre fra l'indomani delle elezioni del 1963 e la vigilia delle elezioni del 1968. Quando io accennavo poco fa alla democrazia che ha ceduto il passo alle dittature ed all'autoritarismo i11 paesi che non sono geo·graficamente lontani dal nostro, qualcuno avrà forse pensato- che, se altrove ci sono i colonnelli come Papadopulos, in Italia ci suno, i generali come De Lorenzo. Ma Papadopulos ha conquistato il potere nel 1967, mentre in Italia la tensione politica che provocava oscure manovre all'ombra di talun.i palazzi romani si è scaricata già alla fine del 1964, quando le scale del più importante dei palazzi romani so110 state salite da Giuseppe Saragat. Voglio dire, insomma, che all'indomani della campagna elettorale di cinque anni or sono l'orizzonte politico non si era affatto rasserenato e nell'estate del '64 era diventato molto nuvoloso. Agitando il pericolo della crisi economica, come av_eva agitato il pericolo del salto nel buio durante la can1pagna elettorale del '63, la Bibliotecaginobianco

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