I Le impervie strade dell'azione politica frammentazione del nostro continente in un mosaico di nazionalisn1i chiusi e rissosi? I gollisti francesi e tedescl1i no11 avvertono questa preoccupazione, ma noi democratici europeisti l'avvertiamo. Siamo tormentati dalla sua portata politica. E mentre auspichiamo anche noi un superamento della divisione del mondo in due blocchi contrapposti, e naturalmente un'intensificazione dei rapporti fra le due Europe, vorren1mo creare in pari tempo le condizioni di un rilancio della politica europeista; cli un rilancio- delle iniziative onde dall'Europa del MEC si possa avanzare verso l'obiettivo non dell'« Europa delle patrie », che sarebbe fatalmente un'Europa balcanizzata, ma di un'Europa che sia la « patria delle patrie »: con istituzioni politiche comuni, a carattere sovranazionale, federale e non confederale, e aperta alla nazione nella quale tutti ~oi, come già Cavour e Mazzini, rico-nosciamo il modello di civiltà cui ci siamo sempre ispirati e addirittura la nostra seconda patria. Badate, se l'Europa del MEC, l'Europa economica, fosse ancora costretta a segnare il passo, e non potesse più avanzare dal piano della integrazione economica a quello, dell'integrazione politica, la crisi delle istituzioni comunitarie create da Scl1uman11 e da Monnet, da Adenauer e da Hallstein, da De Gasperi e da Sforza, questa crisi che già è grave, e di anno in anno si aggrava, dive11terebbe irrimediabile: la balcanizzazione politica provocherebbe la balcanizzazione economica. Si illudono, cioè, coloro i quali affermano che il processo di integrazione economica è un processo irreversibile. No11 è vero: il processo si è già arrestato e rischiamo - se stiamo fermi, se De Gaulle ci costringe a stare fermi - di perdere tutto quello che abbiamo realizzato fino ad oggi sul piano dell'i11tegrazione economica. Dalla consapevolezza che noi abbiamo di questo pericolo, oltre che dalle tradizioni ideali che abbiamo in comune con gli i11glesi, deriva la nostra insistenza sulla necessità di aprire la porta all'Inghilterra; sulla necessità di una politica estera dell'Italia solidale con quella dei paesi del Benelux nel contrastare l'interpretazione gollista della politica europeista. Così come dalla nostra preoccupazione per la pace deriva la nostra insiste11za sulla necessità di aderire subito al trattato di non proliferazione fra Stati Uniti e Unione Sovietica. La pace: magari, anche le encicliche dei papi, le marce dei giovani, i manifesti degli intellettuali servono la causa della pace. Ma noi siamo uomini politici e do,bbiamo servire la causa della pace con gli strumenti dell'azione politica. Della nostra posizione sul trattato di non proliferazione ha già par11 Bi•bnotecag·inobianco
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