Maria Donzelli fronte ad una formazione storica già data e in sé conchiusa nello Spaventa, cioè lo Stato nazionale. La definizione formale data dallo Spaventa, infatti, dell'amb 1 ito dell'esperienza etica come «comunità» (vita sociale, politica in senso lato) e il voler far coincidere con questo concetto formale la comunità nazionale sostanzialmente intesa come Stato nazionale, provoca, secondo Vacca, uno scarto nel pensiero di Spaventa, scarto che va verificato nell'analisi di alcuni passaggi cruciali della posizione delle strutture dello Stato, con particolare riferimento alla deduzione delle classi. Ora, per Vacca, se il metodo enunciato dallo• Spaventa è certamente coerente alla sua speculazione, in quanto egli individua la formazione delle classi in base alla loro cara tterizzazione più generale e comprensiva (il tipo di lavoro che determina i bisogni), esso risulta tuttavia astratto ed appiattisce la realtà in una considerazione unilaterale; ne impoverisce la ricca fenomenalità e, in definitiva, non l'intende perché ne spezza il movimento e ne disprezza la genesi (p. 196). Pertanto Vacca individua il risorgere dell'aporia hegeliana in Spaventa, quando questi va a riempire di contenuto lo schema generalissimo della comunità: la costruzione dell'etica pura, che sia nello stesso tempo dialettica, lo porta a trascendere l'esperienza etica concreta mediante l'acquisizione acritica dell'esperienza storica degli Stati nazionali, solo possibile contenuto per chi come Spaventa, si è avviato verso un tipo di speculazione formale, in cui tuttavia Vacca riconosce il continuo ritorno del126 Bibiiotecaginobianeo l 'accidentalità e particolarità della società civile, cui lo Stato sempre ritorna; per un'esigenza del concreto che è sintesi di reale e razionale. Poco conseguenziale e un po' forzata sembra essere tuttavia la con- · elusione dell'Autore, che propende per una concezione democratica dello Stato, presente in Spaventa, purché, aggiunge Vacca, il termine « de1nocratico» non si riferisca alle espe .. rienze storiche degli Stati liberaldemocratici, ma ad una forma di Stato la cui funzione attiva si esplichi nel superamento della scissione di classe della società civile, prodotta dalla civiltà borghese. Con ciò invece non ci si distacca molto dalla speculazione formale. Nel capitolo conclusivo Vacca delinea con chiarezza il primato effettivo dato dallo Spaventa alla pratica, nella sua storicità, come vero a priori e, nello stesso tempo, attualità mentale; il che porterebbe il filosofo hegeliano alla concezione della filosofia come fondamento metafisico della prassi, fondata sul principio della conversione vichiana del vero col fatto e sulla posizione del soggetto come oggetto pratico ed operante nella considerazione del mondo umano, sempre nuovo e autonomo, quindi modificabile. E qui torna il tema vichiano quando l'Autore individua in Spaventa l'intento di liberare le scienze umane da ogni naturalismo, senza per questo annichilire l'essenza umano-naturale dell'animale uomo, che, coi suoi impulsi operativi, agisce da soggetto pratico, risolvendosi l'astratta antitesi essere e dover essere nel processo del suo spirito. La filosofia pertanto, posta come libero pensie- - .
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