Nord e Sud - anno XV - n. 102 - giugno 1968

L'ideologia ·di ·Bertrando Spaventa I prio in questo concetto della storia come movimento e trionfo dell'Idea (della razionalità), che potrebbe portare ad una definizione hegeliana della storia, l'Autore rileva una prima divergenza tra il pensatore tedesco e quello italiano, divergenza che si coglie solo se l'.hegelismo spaventiano venga considerato da un punto di vista politico e in quanto si dia ad esso funzione politica. La ragione di Spaventa non si muove, infatti, co·me l'Idea di Hegel, che, « inchiudendo e alzando nel suo sistema il passato, sopprime il futuro », ma rimane « dalla parte della rivoluzione e del progresso e vede realisticamente nella storia martiri e carnefici, rivoluzionari e reazionari, spiriti liberi e persecutori della 1ibertà » (p. 93), in una visione dialettica attenta a scoprire l'impronta dell'uomo nella mobilità del reale. Di conseguenza, la funzione che Spaventa attribuisce ai filosofi, quali mediatori del processo rivoluzionario, andrebbe oltre la valorizzazione hegeliana della funzione degli intellettuali nella storia, proprio perché l~ ~ediazione è il passaggio ad una nuova fase della storia e non già il ritorno e la riconquista dell'Idea nella sua interezza. Sicché l'attività mediatrice della ragione è lavoro, è storia, dato che ciò che è e ciò che deve essere non sono elementi estrinseci all'uomo come fatto e Idea, ma « ciò che dovrebbe essere, cioè 'la destinazione ideale del1a vita', è ciò che l'uomo decide liberamente di fare di se stesso: è ciò che ' potrebbe essere ' per una libera scelta » (p. 97). Questo è, secondo il Vacca, il senso della bertrandiana integrazione reciproca tra storia coBibiiotecaginobianco me pensiero e storia come azione, passato e presente, scienza e prassi, al di fuori e al di là di qualsiasi utopia, cioè di qualsiasi uso indiscriminato di pensiero, che rinunci alla propria funzione critica perché profondamente turbato dall'infelicità presente o perché soddisfatto della realtà data. Conseguenziale nella in terpretazione dell'Autore appare l'individuazione del profilo teoretico più rilevante dello storicismo spaventiano nella posizione di tutta la realtà come storia, opera umana, lavoro, insien1e alla liquidazione di ogni metafisica che si ponga come teologia. Inoltre, l'Autore considera tale interpretazione della storia come il primo nucleo della futura concezione spaventiana dello stato etico, delineata, in questi primi anni, come concezione politico-pedagogica dello Stato, pregna di Lina sottile critica dello Stato liberale e dei suoi fondamenti teorici; critica che avrebbe portato lo Spaventa a sottolineare, da una parte, i limiti della rivoluzione borghese, basata su una concezione della società di ineguali, e, d'altra parte, il valore della stessa rivoluzione borghese per avere fondato una società mobile e per aver puntualizzato la funzione propria dello Stato, che è quella di esprimere la perfezione degli ordini civili in sviluppo e di tendere continuamente ad adeguare le proprie strutture agli impulsi provenienti dalla società civile, il cui fonqan1ento è sempre l'uomo quale promotore di un diritto individuale e dell'ordinamento giuridico. Anche in questa concezione dello Stato, Vacca coglie altre indica- .123

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