Achille Parisi ed esigenze di profitto imprenditoriale, ma deve basarsi sull'individuazione preventiva di precisi obiettivi e progetti di sviluppo industriale' di determinate zone, imperniati su industrie motrici, in un disegno certamente meno raffinato di quello del progett(! Italconsult per il Polo pugliese ma sufficientemente di largo respiro (mi sembra che questo punto sia stato già trattato in sostanza da Cervigni nel numero di febbraio 1968 di « Nord e Sud»). Alla realizzazione dei pro,getti stessi dovranno essere chiamati non solo gli impren1 ditori privati e quei pochi imprenditori stranieri che fossero disponibili, ma, I con un preciso riferimento alle sue possibilità di intervento, anche l'impresa 1 pubblica, che è bene finisca di porsi le cosiddette frontiere mobili per abbracciare finalmente precisi indirizzi che possano ulteriormente giustificarne l'esistenza in un'economia di mercato. Questo è il tipo di contrattazione programmata che può aiutare lo sviluppo del Mezzogiorno; aiutarlo e non risolverlo perché troppo complessi sono i problemi e tali comunque da non permettere di credere che basti uno strumento per risolverli tutti. Trattative e colloqui devono, insomma, avvenire su programmi determi- ~ ...~.. nati a priori e non risultanti dalla forza di contrattazione delle singole parti; la merce di scambio è presto detta: minaccia di chiudere il credito alle esportazioni, minaccia di introdurre l'autorizzazione per i nuovi impianti nelle regioni progredite del Paese, minaccia di non realizzare i molteplici trafori, i grandi porti, le svariate idrovie, ecc. · Ed è in questo quadro che certamente bisogna rivedere la politica degli incentivi, ma incominciando con lo sgo1nbrare il terreno dall'idea che l'incentivo sia un grosso costo per la collettività, come invece sta predicando il · Dr. Costa e come stanno sostenendo vari esponenti del mondo bancario e fi- . . nanzzarzo. L'incentivo è un costo nella stessa misura in cui sono un costo per la collettività gli elevati profitti che consentono a tanta parte dell'industria italiana di effettuare i propri investimenti; la realtà italiana non consente scappatoie: o gli investimenti vengono effettuati con i profitti e quindi con costo zero per l'impresa o si ricorre al credito agevolato e ai contributi a fondo perduto per ridurre l'onere che le imprese che non possono effettuare autofinanziamenti devono sostenere per entrare nel mercato e per mantenersi in esso. Sugli incentivi tutti stanno parlando; ·dei profitti nessuno· parla salvo a ritenerli del tutto necessari al processo di accumulazione (si vedano le relazioni del Governatore della Banca d'Italia). · Gil incentivi non sono la luce che guida l'imprenditore .ma rappresentano il mezzo che consente di ridurre, una vo-lta presa la decisione di investimento, l'onere connesso all'entrare in un mercato e soprattutto all'entrare nel mercato partendo da una localizzazione in un'area sottosviluppata. L'ammontare dell'incentivo necessario e quindi i criteri di graduazione no·n possono essere valutati in astratto e in forma generalizzata ma devono essere commisurati a situazioni concrete. 116 Bibiiotècaginobianco
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