Nord e Sud - anno XV - n. 102 - giugno 1968

Achille Parisi nibilità d{ manodopera no·n rappresenta un importante elemento di richiamo ai fini dell'estensione capitalistica verso il Sud dell'apparato industriale del Centro-Nord; ma, anzi, tale manodo·pera tenderà: ad essere attratta in misura rilevante· in quelle località sette·ntrionali e dell'estero in· cui si ponga il problema di un ricambio della struttura professionale~ attraverso il passaggio di una parte degli attitali occupati dall'industria ai servizi con un inserimento nell'industria di una certa aliquota di forze di lavoro provenienti dall'esterno. D'altra parte, è veramente assurdo che sì continui a ripetere da quindici anni, cioè dallo Schema Vanoni, che il Mezzogiorno è destinato a fornire nel prossimo periodo quasi i due terzi dell'offerta di lavoro addizionale del paese e che si vaticini su questa base, riscoprendo ogni volta regolarmente l' ombrello, l'inevitabile successo della politica di sviluppo del Mezzo·giorno,· mentre l~ realtà da quindici- anni d'imostr.a: o che il fattore forze di lavoro è meno importante di quello che si ritiene, o che le previsioni erano sbagliate. · Ammettendo pure che non, ci sia una sola unità lavorativa che il Mezzogiorno possa affrire allo sviluppo del Paese nel prossimo decennio, riterremmo noi che il problema meridionale debba essere abbandonato? O se scoprissimo che l'azione di sviluppo del Mezzogiorno è effettivamente controp-roducente ai fini dell'espansione dell'economia italiana, potremmo rinunciare al recupero ,di una così larga parte del nostro Paese? Vi sono dei valori che hanno importanza al di là del significato economico e che se non trovano possibilità di affermazione secondo una mera logica di tipo capitalistico, devono essere affermati in sede politica, cioè attraverso la pressio11e e la contestazione delle forze espresse, ai diversi livelli, dalla popolazione meridionale e dall~ categorie produttive meridionali. Il problema del Mezzogiorno è problema nazionale, perchè è il risultato negativo dello sviluppo, capitalistico del Paese e del sisten/za di convenienze che si è affermato nel mercato; non vi è dubbio, peraltro, che, sia pure in sede redistributiva, il Mezzogiorno continuerebbe ad avere un forte peso sulle ulteriori condizioni di espansione dell'economia del Paese. Probabilmente il superamento di una serie di carenze nell'economia meridionale verrebbe a ·richiedere un nuovo intervento di tipo assistenziale, con l'apporto di risorse ed energie da raccogliersi periodicamente in ogni parte del Paese così come si raccoglierebbero per porre riparo alle conseguenze di un'alluvione o di un terremoto. Ma il problema del Mezzogiorno è soprattutto un problema interno al Mezzogiorno, un problema che deve essere affrontato nelle strutture dell'economia e della società meridionale e in forma omogenea ai valori c~e la società stessa può esprimere. · Sul piano delle strutture io ritengo, per molte ragioni, che non sia ormai possibile prescindere dall'affrontare il grosso problema della · riforma fondiaria. Moltissime zone del Mezzogiorno destinate, nelle condizioni di uno sviluppo economico mo·derno, a rimanere escluse da rilevanti processi di ind'ustrializzazione devono poter trovare nuovi equilibri in una ristrutturazione agricola che, eliminando le posizioni di rendita e le forme parassitarie di con- , 114 ,. Bibiiotècaginobianco

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