.. I Lettere al Direttore La questione del Mezzo,giorno trova fra le sue componenti carenze di istruzione, di ricerca scientifica e problemi di equilibrato assetto territoriale, ma non si risolve superando soltanto tali insufficienze poiché, con esse o senza di esse, resta fondamentalmente il problema della creazione di una nuova società meridionale di uomini liberi dal bisogno, che diano vita ad un sistema economico rnoderno, che sia tale da permettere una idonea utilizz.azione dì tutte le risorse disponibili con una possibilità di creazione di un certo surplus da destinare per il rinnovo e l'aumento de-i beni di produzione. La soluzione di tale problema i,nplica un salto storico di almeno due secoli per riportare l'economia e la società del Mezzogiorno da una fase premercantilista ad una fase caratterizzata dalla sfida americana, un salto da fare presto ma i cui tempi non possono essere misurati attraverso grossolani confronti dei divari e dei ritmi di aumento della produttività, perché la produttività, che è la chiave di volta di un programma nazionale e di una politica economica nazionale che sposano l'efficienza, è un ele1nento di secondo piano rispetto alle trasformazioni da apportare a livello dell'uomo e delle strutture sociali e politiche. La letteratura ha potuto consentire a tanti nostri amici non meridionali di venire a conoscenza di situazioni di paesi meridionali che nulla hanno- da spartire con le aree vuote, altrimenti dette zone depresse, del Centro-Nord (a cominciare dal Cuneese di cui parlava il progetto di programma Giolitti) e che, per citare un esempio, si chiamano Eboli, Palma di Montechiaro, Partinico e ultimamente Riesi (si veda il recente volume di Tullio· Vinay Giorni a Riesi); le rivolte contadine hanno certamente permesso a parecchi di apprendere dell'esistenza di Melissa, Cerignola, Andria, e più recentemente di $an Leonardo di Cutro e di Sambiase; potrei aggiungere, per esperienza, intere fasce di paesi nella mia Sicilia e nelle altre regioni meridionali, altrettanta « terra putrida dove affondano le radici che nutrono la festosa pianta della nostra civiltà capitalistica». A tutte queste zone, che non sono certamente ttna parte esigua del Mezzogiorno, non si vede come applicare la contrattazione programnzata nelle sue attuali accezioni. Che senso avrebbe dire ai cittadini di quei luoghi che il Mezzogiorno è inserito nella progratnmazione o che le cose non possono migliorare perché 1nanca l'unità di comando o che il Mezzogiorno è un problema nazionale? Afferma Vinay, parlando di Riesi (cittadina della Sicilia in provincia di Caltanissetta, già centro dell'industria dello zolfo): [Riesi] « non dirà mai una parola al mondo. Esso è troppo- avanzato perché lo po1 ssa ormai raggiun-. gere. Con l'accelerazione della storia, Riesì non raggiungerà più gli altri. Qui ormai si è fuori ». Come reinserirsi dentro? Offrendo allo sviluppo capitalistico, che ha escluso nei primi 90 anni di vita unitaria e nel successivo ventennio queste zone, e il Mezzogiorno in genere, l'importante fattore di localizzazione rappresentato dalla manodopera a buon mercato? N·ella presente fase di ristrutturazione in senso intensivo dell'apparato industriale delle regioni avanzate e di terziarizzazione anticipata dell'intero sistema produttivo del Paese, la dispo113 · Bibliotec~ginobianco
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