... Achille Parisi dal Mezzogiorno in una società ed in una economia diversa da quelle ipotizzate in passato, dal mornento che a tutto si sovrappose un disegno di programmazione (poi divenuto legge di Stato) che: ripartiva con frettoloso se1nplicismo fra le varie zone del Paese obiettivi di occupazione la cui congruità deve essere ancora· dimostrata, volum.i di investimento che non era detto come e da chi avrebbero potuto essere realizzati ed altri aggregati necessari per chiitdere il cerchio delle previsioni. · Il principale legam.e identificato dal Piano fra il Sud e le altre regioni del Paese sembrava essere costituito da una disponibilità di m,anodopera che le carte del Piano indicavano carne estremamente necessaria per lo sviluppo di entrambe le circoscrizioni e la realtà concreta dimostrava sempre meno richiesta date le caratteristiche dell'accumulazione capitalistica in corso. Il Mezzogiorno era considerato nel Piano ancora una volta co·me un problema nazionale, ma alla stessa stregua di altri problel'ni della società italiana (la sicurezza sociale nazionale; l'istruzione nazionale; la ricerca scientifica nazionale; lo sport nazionale ecc.) e, nel medesimo tempo, come un problema nazionale interessato alla so.Zuzione degli altri problemi nazionali, dato che i problemi stessi (es. istritzione) erano giudicati parte essenziale del problema nazionale chiamato ~Mezzogiorno; insomnia una specie di catena di Sant'Antonio da realizzare, tuttavia, insieme. È su questa base così incerta che alcuni chiedono oggi una non ben chiarita unità di comando come misura risolutiva per salvare il problema del Mezzogiorno che esce quanto mai indeterminato dal progra.mma eco,nomico nazionale. L'affermazione di Fio•relli, nella nota pubblicata nel numero di aprile di « Nord e Sud», sui limiti che « appaiono chiaramente nel vigente piano di coordinamento di interventi (ordinari e straordinari) », mi induce a chiedere (e mi si accusi pure di partigi.aneria) quali sono nel programma nazionale i chiodi cui era possibile legare il Piano di coordinamento. Non ci sarebbe stata migliore occasione del programma nazionale per realizzare l'unità di comando, incominciando ad invitare le Amministrazioni a ben definire i rispettivi ruoli nell'intervento pubblico, e ponendo quindi le basi per il successivo coordinamento; tale occasione è stata sprecata. Il fatto è che oggi non si viene a chiedere una semplice unità di comando ma un'unità di comando, di attuazione e di controllo che snatura il significato della programmazione e l'ordinamento di tutti gli interventi pubblici, con quella con• fusione di idee e di poteri di cui ha parlatp Micheletta nella sua lettera del numero scorso. Mi sembra, del resto, che tale argomento sia stato affront.ato in maniera esauriente da Massimo Annesi nel saggio apparso su « Nord e Sud» nel febbraio 1968 e nella lettera pubblicata, sempre su « Nord e Sud», nell'aprile 1968; in ~gni caso è da tener presente che, come ho già detto, le future soluzioni istituzionali del problema non sono un diretto risultato delle elaborazioni teo-- riche, ma derivano da scelte di tipo diverso. Ritengo, pertanto, più importante soffermarmi su quello che per me è ancora il punto principale del discorso sul Mezzogiorno. I , j 112 Bibiiotecaginobianco
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