I I Lettere al Direttore nodi della società meridionale alla stregua dei parametri applicabili per l'intero siste1na nazionale. In sostanza, anche in quello che è un affare di modesto contenuto pratico, rilevante sì al livello di contrattazione politica, ma privo di valore pregnante e innovativo, si viene a perpetuare una grossa operazione di cattura delle questioni del Mezzogiorno da parte delle forze do1ninanti del Paese, operazione che è culminata nell'identificazione del Mezzogiorno come problema nazionale da risolvere in maniera omogenea agli obiettivi posti per il Paese dal prevalere degli interessi coalizzati a livello nazionale. L'identificazione del Mezzogiorno come problema nazionale, apprezzabile nelle intenzioni in quanto originariamente diretta a dimostrare la fine di una fase in cui il problema meridionale era stato visto mera1nente come problema assistenziale, rispondeva, pur sempre, nei suoi contenuti ultimi, ad una logica di strumentalizzazione dello sviluppo del Mezzogiorno ad un disegno generale di espansione dell'economia del Paese (il Nlezzogiorno come possibile mercato per l'industria nazionale; il A1ezzogiorno come possibile sede per una più razionale combinazione fra capitale e lavoro; l'insediamento nel Mezzogiorno come elemento di riduzione dei costi). Ovviamente, non mancavano altre motivazioni: ad esempio alcuni idealisti ritenevano che il recupero delle forze sociali di un' econo1nia precapitalistica avrebbe deter1-ninato un effetto di rottura su tutto lo stagnante equilibrio politico del Paese (come dire che gli orbi avrebbero salvato quelli con un solo occhio); si può affermare, però, che tali 1notivazioni finivano per avere un peso del tutto marginale. Gli andamenti concreti hanno dimostrato da una p.arte che l'inserimento dell'Italia in un contesto internazionale tecnologicamente assai dinamico ha aggiunto un importante fattore propulsivo al processo di sviluppo economico del Paese, in alternativa ad una possibile estensione verso il Sud dell'industria nazionale (tutti allo,ra misuravamo con il metro l'onda discendente verso il Mezzogiorno attraverso l'Emilia-Romagna e la Toscana) e dall'altra parte che lo sviluppo trapiantato nel Sud, oltre a non, essere nernmeno sufficiente a vitalizzare le ristrette aree geografiche più direttamente interessate nel Mezzogiorno, riproduceva - anche nei rapporti di forza politici e sociali - le stesse caratteristiche ed anomalie riscontrate in altre parti d'Italia. Lo scontro con la realtà e la conseguente caduta delle illusioni hanno rallentato in forma generalizzata l'impegno n1eridionalista, per molteplici ra· - gioni. In primo luogo, incominciarono a porsi i problemi di possibili incompatibilità dello sviluppo del Mezzogiorno con l'ulteriore espansione delle altre regioni del P.aese, ed in questo i vigilì custodi dell'equilibrio finanziario e generale ebbero tante buone occasioni di suonare le loro trombe, abilmenté accompagnate dall'abituale interessato concerto delle cassandre di prof essione; in secondo luogo, l'attenzione politica incominciò a spostarsi sulle 1naggiori possibilità dinamiche aperte dal consolidarsi nel Centro-Nord di un proletariato rafforzato dalla stessa e1nigrazione avvenuta dal Mezzogiorno. Non si ebbe tempo di riflettere al nuovo ruolo che poteva essere assunto 111 · Bibiiotecaginobianco
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